AMARCORD
In polvere la Corte America
Demolito lo storico edificio di via Colleoni. Al suo posto appartamenti e parcheggi

Se ne va un pezzo della storia del paese di Villa Cortese. Sono in corso in questi giorni i lavori di abbattimento della corte “America”, il grande caseggiato tra via Colleoni e via Volontari del sangue. Nell’edificio hanno vissuto intere generazioni di abitanti del piccolo Comune dell’Altomilanese. Già ieri mattina le ruspe avevano abbattuto oltre il 50% della costruzione, per un’operazione che sarà completata a breve. Al suo posto sorgerà un nuovo complesso residenziale composto da una decina di appartamenti, con la realizzazione anche di alcuni parcheggi ad uso pubblico.
La corte risale agli ultimi anni del diciottesimo quando fu costruita, per ospitare un opifico con circa 150 macchine tessili, da Eugenio Tosi, imprenditore locale padre del più famoso Franco (nato appunto a Villa Cortese). Con il diciannovesimo secolo cessò di essere una fabbrica e diventò una corte abitata dalle famiglie degli operai. Nei decenni successivi, specie nel dopoguerra, in quelle case vi trovarono posto anche numerosi immigrati del sud Italia, secondo una tendenza, tipica dei Comuni della zona, che vedeva i nuovi arrivati trovare un alloggio nelle vecchie ed economiche case di cortile.
Gli ultimi abitanti sono rimasti fino a una quindicina di anni fa, quando la corte è stata del tutto abbandonata. Non essendo più recuperabile si è potuto precedere alla demolizione e alla costruzione di un nuovo insediamento residenziale senza alcun cambio di destinazione urbanistica.
In questi giorni tanti villacortesini hanno seguito in diretta i lavori di abbattimento, con tanta commozione per un pezzo della loro vita che se ne è andato: «Ho 57 anni e ho abitato qui fino a 24» racconta una ex residente: «Ci viveva davvero tanta gente, e qui intorno c’erano solo campi. Mi ricordo soprattutto i tanti bambini che la popolavano: addirittura i ragazzi del resto del paese venivano qui per giocare con noi perché era un punto di riferimento per tutti».
Tanti si sono comunque lamentati per aver perso per sempre una costruzione fortemente legata alla storia locale: «Capisco senz’altro la nostalgia dei miei concittadini e l’emozione che è scaturita dalla demolizione - commenta il sindaco Alessandro Barlocco - ma non c’erano vincoli architettonici o storici su quell’edificio e l’operatore ha fatto le sue scelte». In paese, peraltro, ci sono anche altri edifici vecchi e disabitati che prima o poi faranno la stessa fine dell’America, come la corte semi diroccata esistente di fronte al municipio e quella di via Emilia.
© Riproduzione Riservata