CUVIGNONE
Vita in un rifugio sopra il lago

«Cammina con qualunque tempo, il grano matura con il sole e con la pioggia»: è la massima incisa sul pannello di legno «segnatempo» al Rifugio Adamoli, lungo la strada che porta al Passo del Cuvignone, a circa mille metri di altezza tra la Valcuvia e il Luinese. In basso, il panorama abbraccia il lago Maggiore luccicante di sole e le montagne che lo circondano. Il caldo, la ressa, l’afa e le auto a quasi mille metri di altitudine sembrano così distanti, come una realtà parallela, bloccati dalla leggera foschia iridescente che si alza dal lago.
Al rifugio Adamoli, 997 metri di altezza, verso il Passo del Cuvignone, l’aria profuma di erba e di pini, è fresca e leggera. Quando il sole è tramontato si sta bene con una felpa, anche in questo caldo luglio. La vita di rifugio scorre così, e accoglie gli amanti dei grandi spazi come si fa con un amico che torna a casa.
La casetta del Cai Besozzo, circondata da pinete e da belle strade ondulate, ideali per gli amanti delle salite in bici o in moto, dal mese di luglio è abitata dal nuovo gestore, Enrico Finotto, 54 anni, «vecchia» conoscenza in realtà della provincia. Per anni, in passato, ha gestito il circolino di Monvalle, che era diventato un punto di riferimento anche per chi proveniva da fuori.
Poi, nella vita di Enrico, proprio come racconta il pannello segnatempo, sono arrivati il sole e la pioggia ma lui è maturato lo stesso. Ci sono stati viaggi, conoscenze, esperienze, ma quel sogno, di gestire un giorno un rifugio di montagna, non lo aveva abbandonato mai. E ha trovato alla fine il momento giusto per realizzarsi. «È una bella scommessa ma è un qualcosa che ho sempre voluto fare», racconta Enrico, indaffarato tra la cucina e tra l’accogliere gli ospiti, con il grembiule ricamato col suo nome e un bel sorriso stampato in faccia, nonostante il lavoro sia tanto.
Le belle giornate e il clima di stagione stanno richiamando diversi appassionati al rifugio. E ci sono tante cose da fare, ma c’è sempre tempo per scambiare due chiacchiere con gli avventori. A dare una mano a Enrico ci sono degli aiutanti speciali. C’è Daniela, la sua compagna, che ha scelto di trasferirsi sulle Prealpi da Viareggio: da uno dei lidi mondani per eccellenza, agli ambienti alpini al confine con la Svizzera. C’è anche Rita Turuani, il precedente gestore, che per la stagione darà una mano per svelare ai suoi successori tutti i segreti del rifugio e dintorni e che sta allo stesso tempo perfezionando un suo progetto di pet therapy con gli asini. E poi c’è Lupetta, il cane di Enrico e Daniela, una giocherellona mite e sempre a caccia di coccole.
Enrico, come si diventa gestore di un rifugio?
«È una scelta di vita direi. Daniela ed io abbiamo fatto questa scelta o meglio, abbiamo cominciato a concretizzarla circa un anno fa, quando siamo venuti su per turismo e al rifugio abbiamo conosciuto Rita, il precedente gestore. Abbiamo parlato, scoperto che c’era possibilità di fare questa esperienza. Insomma, è arrivato il momento giusto. Rita in questa fase di passaggio ci sta aiutando molto, la ringraziamo, è nei nostri cuori».
Tu che hai già avuto esperienza nel mondo della ristorazione «atipica», diciamo, visto che eri l’anima del circolino di Monvalle, quale pensi sia il valore aggiunto di lavorare in un rifugio?
«È un modo per fare ristorazione senza essere troppo stressati, di rapportarsi all’ambiente, ai clienti, al lavoro, più autentico da un certo punto di vista. Con ritmi più umani».
Utilizzate prodotti particolari in cucina?
«La nostra è una cucina casalinga. Molti formaggi sono quelli della zona: provengono dalla Valcuvia soprattutto, ma prendiamo anche una toma della Valdossola molto buona, cerchiamo di usare il più possibile i prodotti della nostra zona, anche i salumi».
Cosa ami e cosa odi della vita quassù?
«Amo stare quassù. So che sembra vago, ma è tutto qui. Staccarsi un attimo da alcuni ritmi. Vivere a contatto con la natura. Al momento siamo così entusiasti che non odiamo nulla. Certo, siamo consapevoli che non è un’impresa semplice. Ci siamo dati un anno di tempo per capire bene com’è. Sappiamo che l’inverno sarà lungo e difficile ma abbiamo buona volontà e siamo fiduciosi. La nostra idea è di mantenere un’ apertura regolare, magari in inverno con un paio di giorni di riposto ma finché non nevica, cercheremo di restare aperti».
Ci sono sentieri e consigli per gli escursionisti che amano passeggiare dalle vostre parti?
«Esistono molti sentieri molto belli che partono da qui. Ad esempio, seguendo i Pizzoni si può arrivare a Laveno. Oppure, partendo da Caldé (frazione di Castelveccana, ndr) si può salire con un sentiero che si chiama La Cresta e arrivare fino a sotto il rifugio: sono circa un paio d’ore e mezza di cammino, ad andatura turistica... Qui attorno ci sono anche begli itinerari verso il Monte Nudo, meta ambita di tanti escursionisti».
LE INFO PRATICHE
Tre camere per pernottare, per un totale di 9 posti letto, almeno una cinquantina quelli a sedere in esterna e altrettanti all’interno, il Rifugio De Grandi Adamoli vanta anche un dei belvedere più spettacolari sul lago: si tratta del caratteristico balcone naturale del Poggiolo, dove lo sguardo spazia sul lago Maggiore, sul Rosa, sullo Zeda e su numerose altre cime dell’arco alpino. Per informazioni e prenotazioni: tel. 366.7012735, www.caibesozzo.it.
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