LO SFOGO
«Vivere a Varese è un lusso»
Doposcuola, mensa, parcheggi, la denuncia di un lettore: «Questa politica impoverisce la città»

Una lettera aperta, che punta i riflettori sulle scelte compiute dall’amministrazione comunale in questi mesi, dal piano della sosta alla chiusura di scuole, alla penalizzazione dei nonni vigili, alla tassazione sui pubblici esercizi e all’area pedonale allargata, rendendo così più onerosa e complicata la vita dei cittadini. Una lettera che ha come cuore l’aumento delle tariffe scolastiche: l’ha inviata al nostro quotidiano un cittadino, Marcello Galante, che parte da alcune considerazioni che lo riguardano in prima persona.
Ha due figli, il signor Galante: uno frequenta la scuola primaria Enrico Fermi, l’altro la materna Macchi Zonda, entrambe a Bobbiate. Nei mesi scorsi, egli aveva seguito l’invito del Comune a compilare il modello Isee, poiché «sicuramente -scrive- dalla simulazione avrei riscontrato vantaggi rispetto all’anno precedente». A conti fatti, per lui la tariffa del doposcuola raddoppia, «visto che passerei da 60,48 € al mese agli attuali 120,95, mentre la retta della materna passa dai 58,50 € ai 129 attuali».
Poi c’è il rincaro dei buoni pasto e il costo complessivo di tutto il servizio che «si aggira -continua Galante- intorno ai 470 euro € al mese, che diventano in un anno 4.500€, cui dovrei aggiungere 55 € al mese per l’abbonamento al parcheggio visto che lavoro a Casbeno, e altrettanti per mia moglie, che non solo ha la colpa grave di lavorare, ma si permette di farlo addirittura in zona rossa. A ciò aggiungiamo l’incremento della Tari e gli una tantum che regaliamo, quando il comando dei vigili apre la caccia agli spericolati automobilisti da 51 km/h. In sostanza, se hai dei figli, solo per il fatto di vivere a Varese tocca mettere mano quasi a 10mila euro all’anno. Non siamo a Los Angeles né a New York: questa politica impoverisce la città e penalizza principalmente la classe media, quella che lavora e che negli anni ‘60, ‘70 e ‘80 ha reso grande questa città».
Tornando al problema della scuola, continua Galante, «ho deciso di ritirare mio figlio dal doposcuola e agli sportelli dei servizi educativi mi hanno confermato che numerose sono state le revoche e che molti farebbero la stessa scelta se solo potessero organizzarsi diversamente».
Il servizio, dunque, si impoverirà sempre più, restando a solo beneficio delle fasce disagiate. Unica alternativa sono i doposcuola parrocchiali, tra cui la Kolbe e via Rainoldi (tra l’altro, c’è in cantiere un progetto della comunità pastorale Ma.Mi., che potrebbe interessare la parrocchia di Bobbiate), oppure ci si può rivolgere ai Comuni limitrofi. «Signor Sindaco -conclude la lettera-, proviamo a pensare ad una Città al servizio dei suoi cittadini e non contro di essi. Non vorrei che dopo la teorizzazione dello Stato Etico, proprio a Varese si passasse alla teorizzazione del Comune Etico».
Una prima smentita a queste istanze arriva dall’assessore ai Servizi educativi Rossella Dimaggio: «Non è vero che ci sono state defezioni, i nostri numeri sfiorano i 1.400 iscritti. Probabilmente i signori Galante rientrano in una fascia di reddito in cui scatta l’aumento della retta, ma verificherò e li invito a passare in assessorato. Tra l’altro, la materna in questione è una convenzionata e sui servizi aggiuntivi ha una autonomia economica diversa».
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