IL PROCESSO
«Volevo chiamare la chat erotica»
La difesa di un uomo accusato di aver molestato telefonicamente una vigilessa. Ma la Cassazione conferma la condanna

Era convinto di aver chiamato il solito numero di cellulare. Quello della chat erotica in cui dava libero sfogo alla propria voglia di sesso e amplessi via telefono. In realtà, come si è sempre difeso, invece di mettersi in contatto con l’escort prediletta, aveva digitato - per errore - il numero di una donna che sì conosceva, anche se superficialmente.
Proprio quella chiamata dal contenuto deliberatamente «osceno e volgare», per dirla coi giudici, col senno di poi ha finito per sporcare in via definitiva la fedina penale all’imputato, un operaio di 51 anni della provincia di Como. Per sua sfortuna, la parte offesa - nello specifico, una dipendente della polizia locale di Busto Arsizio - non si limitò a riattaccare a tempo di record, dopo aver capito dove stava andando a parare l’ansimante ed eccitatissimo interlocutore, ma gliela volle far pagare, sporgendo denuncia per molestie.
Risaliti facilmente all’autore della telefonata, ecco il processo ordinario e la contestazione di reato è costata all’imputato una condanna a 300 euro di ammenda. Ammenda confermata dalla Corte di Cassazione che ha giudicato come inammissibile l’atto di impugnazione.
Una pena a suo modo esemplare se solo si pensa che l’ormai ex giudice di Busto Arsizio Maria Greca Zoncu (approdata nel frattempo alla Corte d’Appello di Milano) ha negato al molestatore telefonico sia le attenuanti generiche sia l’esimente della particolare tenuità del fatto. Scelte entrambe approvata dalla Suprema Corte.
Contrariato a dire poco il legale dell’imputato, l’avvocato bustocco Davide Toscani. E per più di una ragione: «Innanzitutto manca la prova dell’identificazione certa del mio assistito come autore della telefonata incriminata. Sì, è vero, è partita dal suo numero, ma quel cellulare lo prestava anche a parenti e amici», ha argomentato il legale. Per poi proseguire: «Anche a voler ritenere che sia stato proprio lui a effettuare la chiamata, chi mi dice che non si sia sbagliato? Anzi, per il mio cliente - e anche per me - è successo proprio così. Che lui avesse il pallino per le chiamate a sfondo erotico lo confermano gli accertamenti effettuati proprio sull’utenza telefonica da cui è partita la telefonata ritenuta molesta. Da quel numero aveva fatto numerose chiamate a utenze chiaramente funzionali a comunicazioni a contenuto osceno. D’accordo, non è il massimo della vita, ma si può condannare in via definitiva per un’unica telefonata effettuata per sbaglio e durata pochissimi secondi?».
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