SGUARDO AL DOMANI
«La Futura non si unirà all’Uyba. E crescerà»
Parla Giuseppe Toia, il manager che affianca la famiglia Forte: «Obiettivi ambiziosi»

Giuseppe Toia è il manager originario di Sacconago che negli ultimi anni ha affiancato la famiglia Forte nel progetto Futura Giovani. Personaggio schivo, votato più al concreto che all’apparire, si muove principalmente dietro le quinte. Per la prima volta, in esclusiva, per la Prealpina, parla di questa avventura che lo sta sempre più coinvolgendo.
Avete chiuso la stagione da due settimane: qual è il suo bilancio?
«Passerà alla storia della Futura come l’annata delle due finali e del rammarico per essere andati vicino a realizzare il sogno che avevamo programmato con l’ impegno e la passione di tutti noi. La ricorderò come la nostra stagione più lunga e più bella: nonostante tutto siamo arrivati a giocarcela sino in fondo in entrambe le competizioni. Due finali nelle competizioni che contano sono un ulteriore salto verso l’ eccellenza, sono sintomo di una crescita progressiva e di una sempre maggior consapevolezza degli obiettivi che la società si è posta nel suo piano triennale di sviluppo 22-25».
Cosa vi resta tra le mani visto che non avete alzato trofei?
«35 bellissime sfide di questa annata, soprattutto le ultime giocate in un PalaBorsani sold- out e diventato la nostra casa e quelle di Trieste con 5.700 spettatori e Latisana con 2000 presenti: numeri record per la categoria. E ci resta un settore giovanile che ha fatto faville in termini di numeri e risultati sportivi».
Come volete ripartire dopo il sogno mancato?
«La storia di Futura non finisce qui. Da oggi sino all’ inizio del nuovo campionato saremo al lavoro per preparare una nuova stagione sempre con i soliti ambiziosi obiettivi. Siamo gente pragmatica e partiamo sempre col cercare di capire quali siano stati i nostri errori per comprendere cosa ci è mancato e cosa occorrerà per migliorare ulteriormente. Non diamo certo la colpa alla sfortuna e non cerchiamo falsi alibi: se non abbiamo raggiunto la promozione è perché non siamo stati capaci di meritarcela come hanno saputo fare gli altri »
Vi considerate strutturati ed economicamente solidi per la A1?
«Lavoriamo su questi temi perché non basta semplicemente andare in A1 , ma bisogna andarci per rimanerci e non per fare andata e ritorno in una sola stagione come capita quasi sempre alle neopromosse . Il volley femminile in Italia, ma anche in Europa, ha avuto una crescita esponenziale dopo il Covid suscitando un interesse impensabile solo cinque stagioni fa . La partecipazione al campionato di A1 anche a basso e medio livello o al campionato di serie A2 con grandi ambizioni è diventato un impegno economico ed organizzativo non improvvisabile e richiede un cambiamento epocale nella costruzione delle stagioni sportive. Anche i cambiamenti legislativi nella gestione del rapporto di lavoro e di vincolo con atleti e tecnici hanno reso ancora più complesso il livello di preparazione di dirigenti e manager delle società sportive a cui è richiesto un grado di competenza a più ampio spettro. Di pari passo sono cresciuti i fabbisogni finanziari per sostenere questa rivoluzione e si sono creati divari molto profondi , nelle differenti categorie , fra le squadre di élite ormai ridotte a non più di cinque sia in A1 che in A2».
La passione è importante ma la forza economica e gestionale oggi è tutto o quasi: voi dove vi collocate?
«Per la Futura, come credo per le altre società, preparare una stagione di alto profilo in A2 o di basso/medio profilo in A1 non comporta differenze fondamentali nel roster e nei budget economici .Sono impegni entrambi molto onerosi e complessi che ci costringono a inventarci qualcosa di nuovo ad ogni stagione e a trovare soluzioni a volte contro corrente, contro il pensiero comune, non per testardaggine ma perché pensiamo e crediamo che sia , in quel momento, la soluzione migliore»
In merito a sinergie, fusioni ,accorpamenti con l’Uyba qual è la sua posizione: vuole darci una risposta definitiva visto che spesso vi “tirano la giacchetta”?
«L’incompatibilità della famiglia Forte con la recente storia di Uyba non può essere considerata la sola causa di questo rapporto difficile: credo che nessuno ami come i Forte la Yamamay/Uyba che considerano una loro creatura e accoglierebbero il “ figliol prodigo “ a braccia aperte .
Ma va considerato il presente di due società che hanno intrapreso percorsi paralleli .La Futura ha continuato progressivamente a crescere mantenendo un controllo societario di tipo “familiare” e con un indirizzo focalizzato esclusivamente sul lato sportivo con un legame col territorio fatto di rapporti personali duraturi e consolidati nel tempo.
Uyba , soprattutto dopo il cambio di controllo societario, sembra indirizzarsi più come una media-company dove l’ effetto sportivo del volley fa da traino per altre iniziative ed eventi sociali che sono il core business della società.
Sono visioni entrambi apprezzabili o opinabili ma sicuramente diverse e che mal si conciliano ad oggi con un’ idea di percorso comune».
Ma non ci sta dicendo se una fusione è nelle possibilità da vagliare...
«Se paragonate ai top team, le due società sono oggettivamente deboli sia dal lato sportivo che dal lato economico. Il mio pensiero, derivato dall’esperienza imprenditoriale e manageriale, è che l’unione di due debolezze crea una debolezza ancora maggiore. Le “unioni” in campo societario si fanno fra soggetti forti, non ho mai visto il contrario. Altrimenti si parla solo di acquisizioni e dismissioni. La Futura ha fatto un percorso decisamente in crescita mentre l’Uyba al contrario ha dovuto progressivamente ridimensionare i suoi obiettivi sportivi. Avere entrambe in A1 sarebbe stata ed è l’idea vincente per tentare di diventare forti. Immagino Busto Arsizio, città del volley femminile, con due team nella massima serie, un derby inedito nella storia del volley e un effetto sportivo e mediatico con un grado di competitività elevatissimo che porterebbe l’interesse di tanti nuovi soggetti sponsor e rivitalizzerebbe una tifoseria oggi un poco asfittica».
Il futuro, quindi, è un derby a distanza con l’obiettivo di colmare la distanza sul campo?
«Lo spirito di competizione in un territorio ristretto genera crescita. Gli imprenditori non si uniscono, competono. Anche gli sponsor del territorio, si schierano, si identificano per spirito competitivo da una parte e dall’altra e vogliono essere come sempre i migliori. A guardar bene il progressivo declino dell’Uyba è cominciato con la scomparsa dalle scene di Villa Cortese e di pari passo con il ritiro di Yamamay».
Allora quali saranno le vostre prossime mosse?
«Alla Futura occorre ancora tempo per consolidare la sua struttura partendo da quanto fatto nelle precedenti stagioni. Dal quasi anonimato della B2 , della B1 e dei primi anni di A2 confinati in quel di Sacconago al PalaSanLuigi siamo assurti agli onori delle cronache locali e nazionali con le finali di Coppa Italia e play-off , siamo diventati oggetti del desiderio.
Ripartiamo quindi da qui consapevoli di aver guadagnato tanto rispetto nella comunità cittadina e limitrofa, di aver consacrato il PalaBorsani a nostro fortino e a palcoscenico del nostro spettacolo. Dal giorno dopo la fine del campionato siamo ripartiti per preparare un roster ancor più all’altezza delle nostre ambizioni. Purtroppo siamo stati costretti a partire più tardi degli altri nelle operazioni di mercato. Grazie alla credibilità ed alla capacità di attrazione della società siamo già oggi in grado di garantire importanti conferme e novità di assoluto livello provenienti anche da campionati europei importanti di atlete di assoluto livello selezionate dal nostro staff tecnico in grado di fare la differenza».
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