IL CASO
Rischia l’ergastolo a Malta per un chilo di hashish
Chiesta l’estradizione del 34enne di Bisuschio, che ora è in carcere a Varese per presunto traffico di droga: «Chiedo i domiciliari»

«Mi andrebbe bene anche mettere quattro braccialetti elettronici, pur di andare subito ai domiciliari». Tuttavia, il desiderio di un trentaquattrenne siciliano di Bisuschio, da metà maggio in carcere ai Miogni di Varese dopo essere finito in manette a seguito di un mandato d’arresto spiccato dalle autorità maltesi, è rimasto solo sulla carta. I giudici della quinta Corte d’Appello di Milano hanno preferito rinviare ogni decisione sulla sua eventuale scarcerazione all’udienza fissata tra una decina di giorni. Tanto più che il sostituto procuratore generale Giulio Benedetti aveva dato parere negati alla concessione degli arresti domiciliari. C’è da dire che il numero massimo di attivazioni di braccialetti elettronici mensili è sistematicamente superato dopo pochi giorni e, per questo motivo, a Milano ormai i giudici rinunciano ad applicarlo.
RISCHIO DI ESTRADIZIONE
Nell’udienza di metà giugno la Corte dovrà esprimersi in merito alla richiesta di estradizione firmata dai giudici di La Valletta. Una richiesta alla quale l’arrestato, il cui ultimo impiego è stato quello di operaio in Ticino, ha risposto - come era ampiamente prevedibilmente - con un netto «No, grazie». Il motivo per cui non ha alcuna intenzione di essere estradato nell’arcipelago mediterraneo lo ha rivelato a fine udienza il suo legale, l’avvocato Giovanni Tavernari: «Gli contestano un presunto traffico di sostanze stupefacenti. E per questo reato a Malta si rischia addirittura una condanna all’ergastolo».
L’ACCUSA E GLI SVILUPPI
Secondo l’accusa, l’uomo avrebbe prestato il garage dell’abitazione in cui era domiciliato al tempo in cui lavorava nell’arcipelago per stivare circa 900 grammi di hashish per conto di un’organizzazione siciliana. Per questo, l’indagato - che a lungo ha fatto la spola tra Malta e Bisuschio (dove risiede la sua compagna) - fu arrestato dalle autorità del Paese nel Mediterraneo, ma poi, dopo aver pagato una cauzione, fu subito scarcerato e sottoposto all’obbligo di firma. Fino ad oggi la richiesta di estradizione risulta monca. Nel senso che non è stata accompagnata dalle carte dell’inchiesta maltese. Ragion per cui la Corte d’Appello non può prendere nessuna decisione nel merito. «Se non sarà arrivato nulla a metà giugno, riproporremo l’istanza affinché gli siano concessi i domiciliari. Abbiamo in mano un contratto per un lavoro a tempo indeterminato in provincia di Varese. Speriamo che la Corte ci venga incontro», ha chiosato l’avvocato Tavernari. Sullo sfondo la spada di Damocle della procedura di estradizione e lo spettro del carcere a vita.
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