PREDUCAJ
«Vorrei rivedere i miei figli»
L’amaro sfogo del carpentiere albanese che uccise la moglie incinta nella casa di via Ristori, a Gallarate
«Vorrei rivedere i miei figli, mi mancano tanto. Ma loro non vogliono». Gijn Preducaj ha solo questo desiderio, riabbracciare i bambini che non vede più dalla notte in cui uccise la loro mamma, la moglie Marjana che in grembo da pochi giorni portava una nuova vita.
Il carpentiere albanese ancora non sa spiegarsi né spiegare l’origine di quel gesto, scrolla la testa, guarda nel vuoto. E riesce solo a dire «Io la amavo e lei amava me». Eppure tra l’8 e il 9 dicembre del 2015 prese un coltello e sgozzò la donna dopo una tranquilla serata trascorsa a giocare a carte insieme. Un unico fendente che la uccise sul colpo, mentre dormiva abbracciata al figlio di appena tre anni. La bimba undicenne si svegliò bruscamente e corse verso la camera da letto. Vide il fratellino imbrattato di sangue, la mamma sussurrò «Aiuto perdo sangue», e furono le sue ultime parole. Il papà uscendo dal bagno rispose al suo sguardo interrogativo e angosciato fingendo di non sapere cosa fosse successo. Come biasimarla se a distanza di quattordici mesi la piccina non se la senta ancora di incontrare il padre? «Ma è passato più di un anno, mi mancano», si è sommessamente sfogato Gijn. Anche il suo avvocato, Alberto Talamone, gli ha però suggerito la rassegnazione: «È ancora presto».
L’albanese è comparso in aula per l’udienza lampo che lo vede imputato con le accuse di omicidio volontario aggravato dai futili motivi, dalla minorata capacità di difesa della vittima (visto che venne aggredita nel sonno), dalla presenza dei due figli minori e di procurato aborto. Il perito psichiatrico nominato dal gup Giuseppe Limongelli, Stefania Zeroli, ha chiesto una proroga di 45 giorni prima di depositare le sue conclusioni sulla capacità di intendere e di volere di Gijn Preducaj al momento del delitto. Nel frattempo l’assessorato ai Servizi sociali si è costituito parte civile con l’avvocato Tiberio Massironi. Oltre al Comune si è costituita la famiglia di Marjana, assistita dal legale Barbara Chiaravalli.
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