L’ESCLUSIVA
«Abbiamo ancora paura»
La settimana da incubo di chi ha avuto coraggio: parlano le infermiere che hanno denunciato
«Nessuno pare rendersi conto che abbiamo rischiato di fare una brutta fine. Leggiamo i giornali con angoscia e il clima che respiriamo nell’ambiente non è semplice, sono ore drammatiche. Ogni giorno siamo messi a dura prova per il continuo flusso di informazioni che emergono dalle indagini, non c’è pace per noi. Apprendiamo notizie che ci tolgono il sonno»: le infermiere e i medici non hanno tregua, sono molto provati emotivamente dalla mattina di martedì 29, quando sono stati arrestati il medico anestesista Leonardo Cazzaniga e la sua compagna, l’infermiera Laura Taroni, a cui si sommano la cugina e i sanitari indagati.
C’è chi, dopo averli denunciati, quasi non chiude occhio da cinque giorni: «Abbiamo paura: lo abbiamo già detto. Anche perché le indagini sono ancora in corso» confermano i sanitari che assistono a un susseguirsi di notizie incredibili.
Un clima di sospetto in ospedale e in generale nell’ambiente sanitario che però gli stessi medici e infermieri vorrebbero si rasserenasse: «Noi vogliamo continuare a curare le persone, vogliamo fare il nostro mestiere con serenità. E le persone che ci guardano in faccia devono potersi fidare di noi, come hanno sempre fatto. Siamo professionisti seri, come molti colleghi».
La tensione non cala mai, la storia viene raccontata di continuo dagli organi di stampa con l’esigenza di ricostruire i fatti su cui si indaga. L’aspetto che nelle ultime ore ha generato un’ulteriore angoscia è legato al fatto che il legale di Cazzaniga abbia richiesto che all’ex viceprimario vengano concessi gli arresti domiciliari. «Diciamo che non siamo tranquilli: chi lo sarebbe al posto nostro? Ma allo stesso tempo vogliamo continuare a fare la nostra vita e soprattutto il nostro lavoro. Un lavoro che abbiamo scelto, a cui ci dedichiamo con dedizione. Certo c’è chi ci dimostra anche solidarietà».
Il clima non è sereno, tanto che chi ha denunciato racconta: «Anche le persone che ci conoscono ora sono in apprensione per noi, i nostri familiari e gli amici sono in pena. Noi cerchiamo di rassicurarli: chi ci vuole bene non è contento anche perché nessuno immaginava un pericolo simile. C’è da dire che i carabinieri ora ci sono molto vicini».
I sanitari si portavano dentro “segreti inconfessabili”, impossibili da condividere con le persone esterne al mondo ospedaliero. Le paure del passato (quando hanno deciso di sfidare anche i superiori denunciando cosa accadeva), ora si mescolano a quelle del presente e del futuro che è un’incognita. Il personale che ha collaborato sono ossessionati dai dialoghi pubblicati sui giornali, le intercettazioni in cui emergono i nomi e cognomi.
Secondo gli stralci già pubblicati, infatti, il primario Scoppetta avrebbe confermato a Taroni nomi e cognomi delle persone che hanno reso dichiarazioni contro di loro. «Pensate leggere dai giornali le intercettazioni della Taroni che dice “Gli ho detto, guardi che però non so se sanno a cosa vanno incontro”, turberebbe chiunque», sottolineano. «Così come leggere che pianificavano come farcela pagare».
Non è da escludersi che i sanitari che hanno collaborato con le forze dell’ordine avessero già avuto intimidazioni anche se non ne fanno cenno, proprio perché le indagini non sono chiuse. E concludono: «Ci sono episodi che anche alla luce di quello che apprendiamo, trovano una spiegazione. Ma devono essere metabolizzati». Intanto nessuno ha pensato di contattarli, fornendo loro un aiuto psicologico. E neppure un grazie.
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