IL PERSONAGGIO
Busto Arsizio, dall'azienda metalmeccanica ai fornelli
Storia di Chef Deg che ha aperto un ristorante di alta cucina in città. Provare per credere
Passione, coraggio e cos’altro ancora? Forse la necessità di essere un po’ fuori di testa per aprire dal mese di novembre scorso un ristorante di cucina democratica (così la chiama) alla periferia di Busto Arsizio, in quella via Rossini (al civico 29), che non è proprio la stessa cosa di essere in una strada del centro di Parigi o sopra un grattacielo di Milano.
ESPERIENZA SENSORIALE
Ma è sbagliato spaventarsi e pure di mettere avanti i preconcetti di Busto Arsizio come città ben poco da bere (e da mangiare). Stavolta chef Stefano de Gregorio promette di accompagnare chi passerà la soglia del suo locale in un percorso di gusto, un’esperienza sensoriale che, come da enunciazione iniziale, è aperta a tutti. Dunque il dado è tratto. La scommessa di Deg (così viene ribattezzato lui e così si chiama il suo ristorante) dispensa piacere a piene mani, le stesse che usa lo chef e il suo staff per realizzare piatti in grado di coniugare la tradizione italica con quella orientale, perle rare di finezza e di ricerca. Non è una bestemmia accoppiare i due stili ma il semplice sforzo di portare a tavola quello che accade intorno a noi.
LA CITTA’ CHE SORPRENDE
Interessante che ciò avvenga dove meno te lo aspetti. In quella Busto Arsizio che sa sorprenderti e che aspira a conquistare posizioni di prestigio nella cultura dell’alta ristorazione. Il caso di Chef Deg, infatti, non è isolato. Viene in mente, per esempio, Tavolo Unico, suite restaurant di via Bellini, nato da un’idea di Massimiliano Babila che è stato campione di nuoto e poi titolare di agenzia creativo/pubblicitaria e ora fa lo chef. Sfida importante, dunque, quella di maestri di cucina, impegno compreso pure dagli amministratori locali che caldeggiano queste iniziative per il rilancio e l’attrattività della nuova Busto.
FORMA ALLE PASSIONI
Adesso tocca a Chef Deg, classe 1975, molisano di origine ma nato e cresciuto a Busto. Ha deciso di cambiare vita e lavoro, da impiegato in un’azienda metalmeccanica si è buttato anima e corpo nella cucina d’artista e – dopo anni e anni di collaborazioni e sperimentazioni - non tornerebbe mai più indietro. Incontrarlo dimostra che c’è ancora spazio e tempo per dare forma alle proprie passioni. Chissà quanti hanno il suo stesso sogno ma non possiedono il coraggio per realizzarlo. Ci vogliono motivazione, convinzione, spirito di sacrificio ma la soddisfazione sta nel sorriso di chi ascolta le spiegazioni dei singoli piatti e li sa assaporare fino in fondo. Non solo con il palato.
SAPORE DI CASA
Si diceva che il piacere è la stella polare del nostro essere eterni ricercatori di qualcosa che ci sfugge. Se qualcuno ci conduce per mano verso questa meta, forse riusciamo a raggiungerla e a esplicitarla nel libro delle emozioni, al quale ogni cliente può contribuire, scrivendo al termine dell’itinerario del gusto, provando a dare un volto a ciò che ha provato dentro un ambiente un po’ retrò, con il grande specchio di forma irregolare, l’arredamento vintage e quel vago sapore di casa che si accompagna ai sorrisi e all’accoglienza del personale.
MIRACOLO A BUSTO
C’era una volta un film di Vittorio De Sica che s’intitolava Miracolo a Milano. Ora è il caso di cambiare la città e di spostare l’ambientazione a Busto Arsizio, a pochi isolati dalla chiesa del Redentore, all’incrocio tra le vie Rossini e Trentino. Vale la pena di fare almeno una (Deg)ustazione. Al resto penserà lo chef. Come diceva quella famosa pubblicità? Provare per credere.
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