TRIBUNALE DI BUSTO
Morì per un pallone a 14 anni: due patteggiamenti
La tragedia di Castellanza: Mouhamadou affogò nella vasca di depurazione. In gennaio i due indagati compariranno davanti al gip
Morì nel tentativo di recuperare il pallone finito in una vasca di depurazione: a gennaio i due indagati per la tragedia di via Isonzo, in cui perse la vita il quattordicenne Mouhamadou Niang, compariranno davanti al gip Stefano Colombo per patteggiare la pena concordata tra gli avvocati Luca Abbiati e Christian Bossi e il pubblico ministero Carlo Alberto Lafiandra.
La famiglia del ragazzo nel frattempo è già stata risarcita quindi non si costituirà parte civile.
LA DISGRAZIA
La disgrazia accadde il 17 ottobre 2021 in una tintoria, era una domenica pomeriggio. Lo studente, con la mamma e i fratelli, era ospite dei parenti che vivevano nella casa del custode. Dopo pranzo, lui, gli amici e i cugini, decisero di uscire in cortile e di fare una partitella. Un calcio, una parata, un cross e il pallone finì nella cisterna dell’acqua reflua. Mouhamadou, senza pensarci, corse verso la vasca, si arrampicò e raggiunse il bordo della grossa piscina industriale. E poi, sporgendosi per raggiungere la palla, perse l’equilibrio scivolando a sei metri di profondità e dal fondo non riemerse più. Ci vollero i sommozzatori per riportare il corpo in superficie. L’autopsia eseguita dal medico legale Luca Tajana confermò la causa del decesso, ossia «asfissia meccanica acuta prodotta dal meccanismo dell’annegamento».
UN RAGAZZINO FELICE
Era un ragazzino felice Niang, lo aveva confidato con un sorriso smagliante agli insegnanti durante un incontro per l’orientamento scolastico: era in terza media - frequentava l’istituto comprensivo Manzoni - si stava avvicinando il momento di scegliere il percorso di studi superiori ed lui era pieno di entusiasmo. Il quattordicenne era nato in Senegal ma in poco tempo, dopo il ricongiungimento con il resto della famiglia (il papà lavora in una carrozzeria di Legnano), aveva imparato a parlare un italiano perfetto e denotava molta inclinazione per le materie umanistiche. Quel pomeriggio si spensero tutti i suoi sogni.
GLI INDAGATI
Nel registro degli indagati il pubblico ministero Lafiandra iscrisse con l’ipotesi di omicidio colposo, il titolare della tintoria di via Isonzo e quello dell’azienda che si occupava del trattamento delle acque. Qualche giorno più tardi anche il curatore fallimentare dell’attività - difeso dall’avvocato Lorenzo Parachini - ricevette l’avviso di garanzia ma la scorsa primavera la sua posizione venne archiviata. C’era la verifica delle norme di sicurezza al centro dell’attività degli inquirenti: possibile che un ragazzino fosse libero di giocare a ridosso di un impianto di depurazione così facilmente accessibile e così pericoloso? Chi avrebbe potuto e dovuto scongiurare una fatalità così assurda? I due soggetti che a gennaio patteggeranno a quanto pare rivestivano una posizione di garanzia: avrebbero dovuto provvedere a delimitare la vasca di sedimentazione affinché nessuno potesse avvicinarsi o addirittura arrampicarsi.
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