DOPPIA TRAGEDIA
Il mazzo di fiori, la lettera. Poi i colpi di pistola
Omicidio-suicidio all’ospedale di Angera: ci sarebbe lo sconforto per le condizioni della moglie all’origine del tragico gesto di Giuseppe Rizzotti

È arrivato in ospedale poco prima dell’ora di pranzo, con un mazzolino di fiori per la moglie ricoverata e una busta con una lettera di ringraziamento per il personale del reparto che la accudiva. Poi, quando è rimasto da solo con la compagna di una vita, ha estratto la pistola che aveva nascosto sotto i vestiti e ha sparato prima alla donna, poi a se stesso. Così Giuseppe Rizzotti, 91 anni, originario di Milano ma residente a Cuasso al Monte, nella tarda mattinata di lunedì 16 giugno ha posto fine alla sua esistenza e a quella della consorte Anna Adele Castoldi, classe 1939, che da almeno una settimana era ospite del reparto di Cure subacute, al secondo piano dell’Ondoli. Divisione dalla quale sarebbe stata dimessa nei prossimi giorni per poi proseguire la fisioterapia in un’altra struttura sanitaria o al domicilio.
LA DONNA MALATA
Sulla dinamica non hanno dubbi i carabinieri, intervenuti con pattuglie della Compagnia di Gallarate, guidata dal maggiore Pierpaolo Convertino, e poi con squadre del Nucleo Investigativo provinciale. Spetterà a loro cercare di capire le ragioni del gesto dell’anziano, anche se dai primi accertamenti sembra prendere corpo l’ipotesi che Rizzotti abbia agito in preda allo sconforto per le condizioni di salute della moglie. I militari hanno raccolto le testimonianze di medici, infermieri e operatori socio-sanitari del reparto (che accoglie pazienti pronti per essere dimessi da altre divisioni ma che, pur essendo stabili, hanno bisogno di proseguire le cure che non possono essere erogate a domicilio), e quelle dei due figli della coppia. Poi gli inquirenti hanno fatto un sopralluogo nell’abitazione di Cuasso all’interno della quale l’ultranovantenne - arrivato ad Angera alla guida della sua auto, parcheggiata davanti all’ingresso dell’ospedale - potrebbe aver lasciato qualche messaggio d’addio o uno scritto per spiegare le motivazioni del suo comportamento.
IL MISTERO DELL’ARMA
Ma c’è soprattutto un aspetto su cui il procuratore della Repubblica di Varee Antonio Gustapane ha ordinato approfondimenti: quello della pistola di piccolo calibro, a quanto pare una 22, usata per l’omicidio-suicidio. Rizzotti non risultava infatti essere possessore di armi.
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