IL BILANCIO
Nel Te Deum di Varese eutanasia, migranti e relazioni tossiche
Monsignor Panighetti si è interrogato sulla situazione attuale e sul ruolo della Chiesa
«Nel rapporto interpersonale, anche affettivo tra uomo e donna, viene meno il rispetto per lasciare il posto a relazioni tossiche e possessive che hanno bisogno di una nuova prospettiva spirituale, umana e morale». E ancora molto c’è da fare sul versante: «Vediamo un innalzamento delle derive eutanasiche, nel tunnel della sofferenza e della malattia nessuno deve essere lasciato solo, ma accompagnato da adeguate cure palliative umane e sostenibili». Infine una vera e propria «epidemia della paura„ in particolare riferita alla questione migratoria».
Sono questi alcuni dei passaggi dell’analisi di monsignor Luigi Panighetti, prevosto di Varese, durante il tradizionale Te Deum, pronunciato alla messa di fine anno, domenica 31 dicembre, nella Basilica di San Vittore.
«Ma questo tempo - ha precisato Panighett - è a suo modo favorevole per ripensare molte cose dell’essere cristiani, superando definitivamente una certa religione dell’apparenza per cui si ritiene sufficiente la frequentazione dei riti. Più volte emerge lamento, piuttosto che preghiera, preparazione, meditazione e sequela».
«È il tempo, questo - ha aggiunto - in cui assumere l’atteggiamento di Maria che “che custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore„. Dunque una Chiesa in ascolto dell’umanità con cuore evangelico come Maria».
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