TESORI
Sacro Monte mai visto prima
Un drone sopra le Cappelle, il fotografo Eugenio Manghi svela in un libro i tesori d’arte dall’alto
Sacro Monte come non lo avevate mai visto. Il Viale del Rosario ripreso dall’alto, ma non da un elicottero, bensì da una altezza sufficiente per ammirarne tutta la bellezza, per “esaminare”, letteralmente, l’architettonica delle cappelle dal cielo.
È l’opera realizzata dal fotografo e filmaker naturalista Eugenio Manghi, che quattro anni fa si è messo a studiare l’utilizzo dei droni, ha preso il patentino e deciso di alternare l’utilizzo di telecamera e macchine fotografiche supertradizionali, con quello dello strumento tutto nuovo per visitare il territorio, l’ambiente e la natura. «Il drone consente di salire, letteralmente, a nuove prospettive e dunque permette di creare nuove suggestioni - dice Eugenio Manghi - poiché permette di portare una fotocamera e il suo grandangolare a un metro da una croce, in alto, per ammirare in primo piano un ferro battuto che sta là da 400 anni e nel contempo consente di godere della bellezza del Lago di Varese. Ci consente anche di fare il ritratto di una statua a dieci metri di altezza senza dover salire sul cestello di una autogru e, nel contempo, mostrare il meraviglioso paesaggio attorno».
Queste immagini sono state realizzate durante una serie di riprese per un documentario su Varese andato in onda su Rai3 nella trasmissione Geo e ora sono diventate un volume, edito da Pietro Macchione, con i testi della docente di Storia dell’Arte e grande conoscitrice del Sacro Monte Paola Viotto. Manghi ricorda che è difficile «dire se l’idea del libro abbia suggerito quella del documentario o viceversa» ma che di certo le due cose si son svolte insieme grazie alla collaborazione di Annalisa Losacco, fotografa e videomaker professionista, oltre che consorte di Manghi, e di Pino Farè, documentarista «animato da una grande passione per questi oggetti volanti». Ogni volta che si sale al Sacro Monte a piedi, lungo la rizzada, si scoprono nuovi dettagli. Quelli rilevati dalle riprese da un drone sono unici. Spiega Manghi: «Per la Via delle cappelle, ritratta da centinaia di fotografi, dilettanti e professionisti e prima ancora da generazioni di pittori, la scelta di un punto di ripresa originale è fondamentale per dare nuova vita a un paesaggio che, per la maggior parte dei varesini, è assai consueto, quasi parte del loro stesso Dna». Offrire una prospettiva diversa, un punto di vista diverso, è stata una impresa non semplice.
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