MAGA
Sulla strada di Jack Kerouac
Mille persone all’inaugurazione della mostra di opere del “vate” della beat generation
«A che ora finisce lo spettacolo?». Un barbone con il cappello calato sugli occhi te lo chiede poco prima che venga inaugurata la mostra-evento “Kerouac, Beat Painting”. Si aggira in via De Magri con fare stralunato. Anche lui si è accorto che c’è un certo movimento “sulla strada”, su quel percorso ideale che mischia e confonde arte e vita, come il genio americano usava fare. Ore 18.30 la sala degli Arazzi del Maga è stracolma. Tra quelle sopra e quelle sotto, si contano all’incirca mille persone. Stima per eccesso? Forse. Ma l’aspettativa è tanta e pure la voglia di esserci.
Cultura dura a morire
Il trio delle meraviglie è lì sul palco. Ci sono le tre donne che il museo lo stanno crescendo come una dolce creatura. La presidente Sandrina Bandera, la direttrice Emma Zanella e l’assessore alla Cultura Isabella Peroni. Raggianti dopo giornate dense di impegni, di telefonate, di incontri e di opere che arrivano solo all’ultimo. Come quelle di Peter Greenaway, giunte a destinazione poche ore prima dell’inizio della mostra. Creazioni semplici nella loro forte carica espressiva. Simbolo di un progetto che il regista dei “Misteri del Giardino di Compton House” (vi ricordate quelle immense inquadrature nella campagna inglese?) vuole realizzare. Emozione, dunque, ma anche straordinaria linfa internazionale che scorre in un museo nato grazie all’indimenticato prof Silvio e arrivato fino a oggi superando i marosi di mille difficoltà. La cultura è dura a morire. Ed ecco, schierate in prima fila, autorità artistiche, politiche e culturali.
Ottanta dipinti e disegni
Prima citazione, naturalmente, a John Shen-Sampas, erede delle opere di Kerouac. Poi i fratelli Sciolli collezionisti svizzeri che hanno reso possibile la rassegna, il sottosegretario del ministero della Cultura Ilaria Borletti Buitoni, il presidente della Regione Roberto Maroni, il presidente degli Amici del Maga Luca Missoni, la rappresentante del consolato americano in Italia Kim Natoli. Unanime l’apprezzamento per un allestimento che presenta ottanta tra dipinti e disegni realizzati da Kerouac ed esposti per la prima volta in Italia. E unanime anche la lode per un museo che riesce a guardare oltre i suoi confini, nonostante di questi tempi le risorse per la cultura siano sempre più limitate.
Il viaggio in Svizzera
Il grande quesito, allora, diventa: come ha fatto Gallarate a ospitare un’iniziativa di tale ampio respiro? Zero euro spesi dal Comune, i soldi li hanno messi gli sponsor. In primo piano Ricola (sì, proprio la ditta delle caramelle), Heritage Art Foundation e Fondazione Cariplo. Ma nessuno svela le cifre. Un aneddoto, però, si può raccontare. Quando, cioè, il sindaco Andrea Cassani si mette “on the road” insieme con Sandrina Bandera ed Emma Zanella e raggiunge la casa dei fratelli Sciolli in Svizzera tramite l’amicizia con Andrea Mascetti. È uno dei primi contatti: il punto di partenza sul quale costruire un grande progetto che i curatori della mostra - oltre a Bandera e Zanella anche Alessandro Castiglioni - portano a compimento.
Fuori dagli schemi
Ora la mostra su Kerouac è lì da vedere (fino al 22 aprile). Numerosi gli eventi collaterali, come quello che porterà oggi alle 17 gli studenti dell’Icma a incontrarsi con Peter Greenaway grazie alla forte volontà di «fare rete» dei due assessori alla cultura, Peroni per Gallarate e Manuela Maffioli per Busto Arsizio. Il messaggio del grande evento al Maga è proprio questo. Lo ha ben sintetizzato il presidente del consiglio regionale Raffaelle Cattaneo: «Essere fuori dagli schemi. Non poltrire». Questo il ruolo propulsivo della cultura.
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