TESSILE
Varese cuce, Milano sfila
Il sistema moda porta in Lombardia tre miliardi al mese. I tessuti si fanno in provincia
Si alza il sipario sulle passerelle milanesi della fashion week e, contemporaneamente, si fanno i conti di un settore che, da solo, porta in Lombardia un fatturato di 3 miliardi al mese, che sale ai 35 annuali. Milano, da sola, ne incassa 1,7 con le sue 13 mila imprese. Medaglia d’oro al capoluogo lombardo, dunque, argento a Brescia e bronzo a Varese, con le sue 3500 aziende del settore.
«Varese ha un ruolo chiave nell’ambito dell’industria della moda – spiega Piero Sandroni, presidente del gruppo merceologico tessile e abbigliamento dell’Unione Industriali della provincia di varese – in modo particolare nella nella produzione di tessuti che poi vengono utilizzati dai grandi brand del made in Italy. Alcuni grandi marchi abitano nella nostra provincia, ma la stra grande maggioranza delle nostre imprese è, per così dire, in sala macchine: produzione e nobilitazione di tessuti e confenzionamento per le grandi firme».
Una vera e propria produzione storica, quella varesina, che in questi anni ha combattuto prima contro la concorrenza cinese e poi con la crisi economica che ha investito tutti i settori dell’industria. E ora, chi è riuscito a resistere, vede qualche risultato. Secondo quanto elaborato del centro studi di Univa, infatti, la congiuntura all’interno del settore in chiusura 2016 è in controtendenza rispetto alla media provinciale ed è positiva: il 68% delle imprese analizzate ha dichiarato livelli produttivi in crescita rispetto al trimestre precedente e il 32% stabili.
Questo risultato è dovuto, in parte, a un rimbalzo tecnico dopo la battuta di arresto registrata nella precedente rilevazione e, in parte, a dinamiche stagionali tipiche di questo settore che alterna trimestri di espansione a successive fasi di rallentamento. Le previsioni per il prossimo trimestre confermano questo andamento con il 43% delle imprese del campione che si aspetta livelli produttivi in calo e il 57% stabili.
«Ora noi per noi lo scoglio è quello del confronto sui prezzi con i nostri concorrenti esteri – sottolinea Sandroni – E’ chiaro che i grossi marchi lavorano anche all’estero, ma è altrettanto evidente che creatività e alta qualità si trovano in Italia, e nello specifico nelle nostre aziende. Noi siamo e dobbiamo essere l’avamposto dell’innovazione e della qualità, non della quantità a basso prezzo».
Insomma, nelle fabbriche varesine si tesse e si cuciono quegli abiti che finiscono in passerella e vengono poi comprati dai buyers esteri. Cresce sempre di più, infatti, l’interesse per la moda lombarda nel mondo, secondo quanto elaborato dall’ufficio studi della Camera di commercio di Milano: nei primi nove mesi del 2016 l’export supera i 9,2 miliardi di euro con una crescita del +4,7% in un anno, quasi quattro volte la crescita dell’export italiano che si ferma al +1,2%. La Lombardia esporta soprattutto articoli di abbigliamento, per un valore di 4,2 miliardi di euro, quindi prodotti tessili per 2,7 miliardi e articoli in pelle per 2,3 miliardi che è anche il settore che cresce di più, +8% tra 2015 e 2016. Chiaramente Milano, da sola, pesa la metà dell’export lombardo, ma Varese si piazza bene, con i suoi 668 milioni di export.
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