SANITÀ
Varese: ecco cento nuovi infermieri
Asst Sette Laghi: concorso e assunzione. «Ma in Lombardia ne mancano settemila»
Mentre sono ancora settemila in Lombardia gli infermieri che mancano all’appello, come denuncia il presidente dell’Ordine di Varese Aurelio Filippini, a Varese e dintorni qualcosa è cambiato. L’emergenza infermieri è sempre alta anche nella fascia di confine ma all’Asst Sette Laghi si assumono 100 infermieri a tempo indeterminato e al concorso si sono iscritti 264 persone (261 ammesse). Le prove prenderanno il via il 4 marzo al palazzetto di Castellanza.
NE MANCANO ANCORA 120
«Una bella inversione di tendenza rispetto al passato, un segnale positivo, questa alta adesione - dice il direttore generale dell’Asst Sette Laghi Giuseppe Micale -. Stiamo facendo il possibile per arginare la situazione e il 31 gennaio avevamo assunto 31 infermieri in più rispetto all’anno precedente ma siamo ancora a meno 120, come numero globale e i nostri sforzi sono indirizzati a tamponare questa emergenza, come dimostrano le azioni condotte anche lo scorso anno».
In programma, vi sono altri due concorsi: il 19 febbraio in 35 si contenderanno un posto per infermiere pediatrico, per esempio. Inoltre sono in arrivo altri 12 infermieri sudamericani che si aggiungeranno ai 12 assunti a fine 2023 con una “chiamata diretta” unica nel suo genere.
LA CONCORRENZA SVIZZERA
Nei mesi scorsi si è parlato di un rallentamento dell’emorragia degli infermieri verso la Svizzera. «Uno stop vero, in realtà, non c’è mai stato - dice Aurelio Filippini, presidente Opi - e il futuro mi preoccupa perché in primavera in Svizzera entrerà nel vivo il programma di assistenza infermieristica forte che proporrà incentivi sia nella formazione di base, sia nel post base sia a livello territoriale - continua Filippini -. Il Canton Ticino produce 220 infermieri l’anno, un numero insufficiente e per questo il reclutamento passerà per forza nelle zone di confine in Italia».
LE TRE AZIONI DA COMPIERE
Per il presidente Opi sono tre i piani sui quali intervenire per invertire la tendenza della “perdita” degli infermieri formati qui (una ottantina quelli laureati lo scorso autunno all’università dell’Insubria). Bisogna agire a livello nazionale «anche sotto il profilo contrattuale», a livello regionale affinché le regioni trattengano i proprio professionisti della salute, «per esempio con tassazioni agevolate o bandi ad hoc», e a livello locale: «Posto che non è la mia materia, penso sia opportuno inventarsi qualcosa di utile - continua -: se non si possono dare soldi, almeno si diano agevolazioni, come buoni spesa o buoni benzina».
NON SOLO QUESTIONE DI SOLDI
Lungo la fascia di confine lo stipendio base di un infermieri varia tra i 1.600 e i 1700 euro al mese. In Canton Ticino è (ben) più del doppio. Perché un giovane infermiere, magari senza famiglia, dovrebbe rimanere qui senza altri incentivi?
Sono poco meno di 300 gli infermieri che mancano nelle varie strutture delle due Asst, secondo le stime dell’Opi. Una emergenza generale e che si ripercuote fuori dagli ospedali, per esempio tra gli infermieri di famiglia. «Non si capisce, purtroppo, che se il sistema non funziona più che bene a livello territoriale le persone che arrivano in Pronto soccorso sono destinate ad aumentare - prosegue Filippini - e crescono i problemi di cui si sente sempre parlare, come il sovraffollamento dei Ps o il numero risicato di posti letto negli ospedali».
Le Asst tentano di garantire soprattutto la presenza di infermieri in sala operatoria e nelle chirurgie: i pochi che ci sono vengono indirizzati dove ci sono emergenze tempodipendenti. Così, però, si lasciano scoperti i reparti medici e il territorio di professionisti della salute. Una crisi “circolare”.
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