IL CASO
Varese, padel a Lissago: palla ferma
In commissione Urbanistica la proprietà e il comitato dei residenti. Tre soluzioni per la coperta. Ma il nodo è la volumetria
Si è riunita lunedì 15 aprile, la commissione consigliare Urbanistica del Comune di Varese, per ascoltare le parti in causa nel progetto di ampliamento dell’Oasi Club di Lissago: la proprietà da un lato e il comitato dei residenti dall’altro. Una riunione voluta per chiarire alcuni aspetti in vista del prossimo Consiglio comunale che dovrà esprimersi a favore o contro il progetto unitario di ampliamento dell’impianto sportivo.
Sull’impatto architettonico dell’opera, che è la motivazione principale di diniego espressa dalla commissione Urbanistica (a livello tecnico invece è conforme alla procedura prevista dal Pgt) è stata l’architetto Anna Manuela Brusa Pasquè: «Quello presentato è un progetto di indirizzo urbanistico che ha il solo scopo di determinare il massimo ingombro volumetrico. Solo con l'elaborazione di un permesso di costruire verrà definito l'aspetto architettonico che assumerà la struttura contenente i campi da padel nella sua forma definitiva».
Per la copertura, tre le soluzioni prospettate: una con copertura dei campi in legno lamellare; una classica con struttura di sostegno metallica e teli di plastica; e una, quella preferita dalla proprietà, che prevede un percorso sottolineato da piccole bacchette di protezione, in modo da mascherare la copertura vera e propria.
«L’aspetto architettonico non è vincolante, come non lo sono le suggestioni che ci avete presentato oggi – ha detto il presidente della commissione Domenico Marasciulo –. Il progetto unitario non è variato, ma noi abbiamo manifestato un’apertura rispetto ad un diverso sviluppo progettuale». Memo volumetria in sostanza. Un percorso che però la proprietà non vuole prendere in considerazione perché vorrebbe dire rifare tutto da capo e perdere altro tempo.
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