SANITÀ
Varese: «Pronto soccorso, un posto indegno»
Giorni e notti in attesa di ricovero. Il racconto del paziente, Paolo Ghiringhelli, figlio di Robertino, personaggio della cultura varesina
«Invito la direzione dell’ospedale a venire qui a farsi un giro, a stare per più giorni al Pronto soccorso in uno stanzone, con altre persone, uomini e donne insieme, senza potersi fare non dico una doccia, ma un bidet, senza un minimo di privacy, senza poter appoggiare le proprie cose, in attesa di essere portati in reparto». La denuncia è di Paolo Ghiringhelli, «posto 8M» come dice per identificarsi, 39 anni, asmatico cronico acuto e riconosciuto come invalido. «Nessuna riservatezza, nessuna tendina, tutti insieme in una stanza, a me e a chi è qui va quasi bene, non siamo in corridoio, ma fuori rimane ancora quello stanzone chiamato barellaia» aggiunge.
Tutti i pazienti del Pronto soccorso possono utilizzare «solo tre bagni, uomini donne non c’è distinzione, io uso quello della Radiologia perché è più pulito. Non c’è un armadietto, mentre parlo al telefono c’è anche chi sta facendo una trasfusione».
«DI FATTO CURATO QUI»
Una voce stanca e provata, quella di Paolo - costretto a utilizzare la mascherina per l’ossigeno - eppure il paziente non perde le staffe, l’eleganza nei modi. «Sono qui da martedì sera, destinato alla Pneumologia, dove dovrò essere ricoverato, ma dove pare non vi siano posti liberi - dice -. Vicino a me ho quasi tutte persone con bronchite o polmonite e visto che sono molto debole di difese immunitarie, mi chiedo che cosa accadrà ma non voglio parlare di me, vorrei fare sapere che chi è costretto a passare più giorni al Pronto soccorso - continua - è in condizioni tali che annullano la dignità, dal punto di vista strutturale questo è un luogo davvero indegno di una città come Varese».
«UN POSTO DI PASSAGGIO?»
«Di fatto sono curato qui, è arrivato anche lo pneumologo, ma il Pronto soccorso non dovrebbe essere un posto di passaggio? Fino a poche ore fa c’era un signore che poi è salito in reparto che era qui in Pronto soccorso dalla scorsa settimana».
«PERSONALE MERAVIGLIOSO»
«Medici e infermieri, il personale è meraviglioso» e sottolinea che non lo dice «perché sono qui e sono nelle loro mani, lo credo davvero». Racconta, Paolo Ghiringhelli, «che infermieri e medici sono allo stremo per la situazione, così come i pazienti che sono costretti a stare qui in condizioni di grande precarietà e poco rispetto della dignità: ma perché non ci sono più posti con letti veri e più stanze, visto che non è facile salire in reparto? E perché nei reparti non vi sono letti sufficienti per accogliere i pazienti?».
LE FOTOGRAFIE
«Ho scattato alcune immagini della situazione, non dei volti dei pazienti, ma sono stato fermato. Prima una guardia mi ha detto che non si poteva poi sono stato segnalato al posto di Polizia: beninteso, gli agenti fanno il loro lavoro così come capisco che ci siano disposizioni in merito, ma se non si denuncia come si risolve la questione? Alla fine gli agenti sono venuti in stanza e mi hanno chiesto i documenti, per identificarmi».
«DENUNCIA COSTRUTTIVA»
«Una situazione non sostenibile in una società civile». A chiedere un intervento «all’amministrazione», intesa come sanitaria è il padre del paziente, Robertino Ghiringhelli, varesino doc tra i protagonisti della mondo culturale che è stato docente all’università Cattolica per 24 anni.
«Sapere che il proprio figlio si trova in una situazione simile, nella nostra città, mi porta a fare questa considerazione: voglio credere che siamo ancora in una società civile - dice Robertino Ghiringhelli - e raccontare quello che non va ha l’obiettivo di essere una critica costruttiva, segnalare per fare cambiare le cose, perché qualcuno se ne faccia carico davvero».
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