IN TRIBUNALE
Varese, pugno alla moglie disabile: condannato
Sette mesi per lesioni personali e mille euro di risarcimento. L’imputato è un sessantenne
Pugno in faccia alla moglie disabile: condannato a sette mesi per lesioni personali. Si è concluso così, oggi, giovedì 11 aprile, in Tribunale, il processo a un varesino di 60 anni accusato anche di maltrattamenti in famiglia, reato dal quale invece è stato assolto, “perché il fatto non costituisce reato”. Alla ormai ex moglie è stato riconosciuto un risarcimento di mille euro. Il Tribunale ha subordinato la sospensione condizionale della pena alla partecipazione dell’imputato a un percorso di recupero.
La donna aveva denunciato anni di violenze fisiche e morali. «Mio marito ha sempre ribadito un concetto: “Sei una ritardata mentale”. Ripeteva che sono incapace di intendere e di volere». Così aveva raccontato la signora (parte civile con l'avvocato Maurizio Domenico) nella precedente udienza. E a maltrattarla, secondo il suo racconto, sarebbero stati anche sua madre e il figlio nato da quel matrimonio ormai finito (ma per i due coindagati la Procura ha chiesto l'archiviazione, e la persona offesa si è opposta).
Come nell’ultimo episodio, dell’agosto del 2021, quello che fece scattare la denuncia e il suo trasferimento in una comunità protetta, episodio per cui l'uomo è stato condannato. «Litigammo per una banalità, perché io avevo buttato via degli oggetti - ha ricordato - Mio marito si alzò dalla carrozzina e mi diede un pugno su un occhio. E mio figlio mi sferrò dei calci».
Ma la prima aggressione contestata dalla pubblica accusa risale al 2014, quando la donna (costituitasi parte civile con l’avvocato Maurizio Domenico) riportò la frattura del setto nasale: «Me lo spaccò lui con un pugno». Per la difesa (avvocato Luca Carignola), invece, quella frattura risale al 2005. E ciò dimostrerebbe la non credibilità della donna, che ha riferito di essere stata «mortificata» in continuazione, «anche davanti ad amici e parenti. E quando loro andavano in vacanza mi lasciavano a casa, mi dicevano di non andare perché non ero gradita». “Molti fatti da lei riferiti sono stati smentiti dai testimoni”, ha detto il difensore chiedendo l'assoluzione dell'imputato. Richiesta parzialmente accolta dai giudici.
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