CONTROPASSATO PROSSIMO
Uomini: i primi tra gli animali

Il 28 giugno 1798 «La Décade», il giornale semi-ufficiale del governo francese, pubblicò una strana notizia raccontata da un lettore: quasi in cima alla salita di Rue de la Harpe, tre cavalli da traino non riuscivano a trasportare un carico nonostante lo sprone del carrettiere.
Alcuni passanti – tra cui il lettore – si misero a spingere il carro per dare una mano, ma uno dei cavalli stramazzò al suolo.
Il carrettiere, allora, si avvicinò all’animale e lo prese a frustate e bastonate, mentre altre persone intorno iniziarono a bassa voce a criticarlo.
Nulla di fatto: le vergate continuavano. A quel punto una verduraia appoggiò il suo cesto su un paracarro, senza dire una parola. Prese un sampietrino da terra, si avvicinò minacciosa al carrettiere e gli pose sotto il naso la pietra: «Colpiscilo adesso! – gli urlò in faccia – colpiscilo con questo se hai coraggio, mostro disumano!».
Poi gli strappò la frusta di mano, la fece in mille pezzi e la gettò a lato della strada. Il carrettiere, allibito, impallidì e indietreggiò: aveva perso tutto il suo coraggio, mentre la folla applaudiva la verduraia.
Soltanto un signore distinto, con una parrucca ben pettinata, obiettò: «Il cavallo appartiene al carrettiere, che ha il diritto di farne ciò che ritiene più opportuno, persino ucciderlo».
Era questo il punto. Nove anni prima, il 26 agosto 1789 – in piena Rivoluzione Francese – l’Assemblea nazionale aveva proclamato i “Diritti dell’Uomo e del Cittadino”: gli uomini nascevano e restavano liberi e uguali.
Ma cosa fare con gli animali? Avevano diritti anche loro o erano una semplice proprietà? La discussione si fece accesa al punto che nel 1802 l’Institut National de Paris – fondato nel 1795 con l’incarico “di raccogliere le scoperte e di perfezionare le arti e le scienze” – lanciò un concorso aperto a tutti.
La domanda era: «Fino a quale punto il trattamento barbaro esercitato sugli animali è oggetto di morale pubblica? E converrà fare leggi al riguardo?». Il vincitore sarebbe stato premiato con una medaglia d’oro di 500 grammi e una menzione pubblica.
Il concorso fu un successo: all’Istituto arrivarono ben 28 relazioni (di cui – peraltro – 27 ancora oggi consultabili). Si trattava di interventi che fotografavano l’atteggiamento della società rispetto al mondo animale: in molte dissertazioni si proponeva di sanzionare i maltrattamenti come fossero un delitto. Altre andavano anche oltre, e mettevano addirittura in discussione il diritto dell’uomo di mangiare gli animali, ponendo così sul tavolo la questione del vegetarianismo.
Nondimeno nel 1804 la giuria chiamata a ufficializzare il nome del vincitore decretò che nessuno dei testi pervenuti fosse meritevole del premio. Una beffa? No, erano cambiate le condizioni politiche.
Tra il 1802 e il 1804 Napoleone Bonaparte – un uomo dotato di grandi doti militari, strategiche, politiche e, soprattutto, capace di guadagnare favore e consenso – trasformò definitivamente la Repubblica di Francia mettendo in atto un processo che portò all’istituzione di un regime autoritario ma al tempo stesso plebiscitario, volto a controllare sempre più la società e a creare un consenso regolato dai vertici dello Stato.
E, in questo processo, fu reintrodotta nelle colonie francesi la schiavitù, abolita solo qualche anno prima dai rivoluzionari.
Di conseguenza, se milioni di persone tornavano a essere schiavi, cioè “proprietà” di altri uomini e quindi privi di diritti, come si potevano pubblicizzare i risultati di un concorso che invitava a disquisire intorno ai diritti degli animali?
Così, “naturalmente”, la vicenda terminò sotto silenzio, e nessuno si aggiudicò il premio.
Nondimeno, le domande di ieri sono le stesse domande di oggi perché, a ben pensarci, riguardano i diritti delle minoranze e dei più deboli. E dell’ambiente in cui viviamo: secondo molti, la prossima rivoluzione sarà ecologica e riguarderà tutti i “viventi”, gli uomini come gli animali.
Non per caso, del resto, la giovane Greta è appena stata scelta da «Time» come “persona dell’anno”. Qualcosa si sta muovendo, finalmente.
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