IL CASO
L’appuntamento impossibile
Ogni giorno code inutili in piazza Plebiscito per contattare lo sportello ospedaliero


Telefoni che squillano a vuoto per settimane intere, contatti via mail che richiedono giorni per riuscire (forse) a ottenere l’agognato appuntamento. Poi tensioni, urla, forze dell’ordine che vengono chiamate a ripetizione dai cittadini per fare valere i propri diritti e, dentro la struttura di piazza Plebiscito, le solite tre dipendenti che cercano di salvare il salvabile, sommerse da un mare di richieste ormai divenute ingestibili. Mentre fuori, accanto al parcheggio, ogni mattina c’è una piccola folla di persone speranzose di strappare il proprio turno per sbrigare una pratica sanitaria. Bustesi che talvolta s’imbufaliscono perché neppure di persona riescono ad ottenere ciò che cercano. Nella palazzina conosciuta da tutti come quella dell’Asl, che ormai da anni si chiama Ats, anche se in verità i servizi reclamati sono da tempo ritornati (con il relativo personale) sotto l’egida dell’Asst ospedaliera, l’odissea è quotidiana.
La guerra dei poveri
Anche martedì mattina, 21 luglio, è andato in scena il solito delirio, con gli incolpevoli utenti lasciati per strada dalle altrettanto incolpevoli segretarie. Il tutto in un vero cortocircuito per cui chi deve svolgere una pratica (come richiedere un’esenzione, cambiare il medico, ottenere la documentazione per la patente) e ha deciso di presentarsi di persona, dopo che da un mese non riesce a prendere la linea. «Abbiamo provato a fare il numero anche dalla strada, ma si sentiva dalla finestra il telefono suonare a vuoto», spiega Simona Pantalone, una cittadina che martedì, esasperata come gli altri, ha chiesto un permesso di due ore in ufficio per recarsi in piazza Plebiscito. Il punto è che le normative anti Covid impediscono di entrare negli ambienti chiusi se non si ha un appuntamento, «ma, allo stesso tempo, prendere quell’appuntamento è quasi impossibile».
Appuntamento al buio
Neppure il sistema di prenotazione via mail è così efficace perché, come raccontano alcuni dei presenti, l’attesa chiamata per fissare ora e data non arriva a tutti. Così ogni mattina c’è un piccolo esercito che prova a forzare il blocco, senza successo, per un girone infernale in cui le vittime (operatori e cittadini) vanno alla guerra gli uni contro gli altri, mentre i carnefici non si sa mai chi siano.
Commedia dell’assurdo
Anche Luigi Genoni, consigliere comunale a 5 Stelle, è da giorni che lamenta la situazione della risposta sanitaria a Busto Arsizio, a ogni livello: «Non c’è il minimo di organizzazione e siamo arrivati all’assurdo», dice infuriato. «Qui si riempiono la bocca di grandi progetti, ma nella pratica ormai tutti i servizi sono impastati. Non c’è la minima organizzazione e, a farne le spese, è come sempre la fascia più debole della popolazione». Racconta di aver visto con i suoi occhi «una donna incinta cacciata via come se fosse una criminale, invece cercava solo di ottenere un suo diritto. Sembra una commedia, se non fosse che spesso la gente si trova costretta a chiamare le forze dell’ordine».
Gli agenti impotenti
È accaduto anche martedì, con i «rivoltosi» che si sono appellati alla polizia per trovare uno spiraglio alla porta sbarrata e al telefono muto. Gli agenti sono arrivati, hanno raccontato che è già la quarta volta che lo fanno in luglio, sono entrati per cercare di capire cosa stesse accadendo e per tenere gli animi calmi. Alla fine molti utenti se ne sono andati delusi dell’ennesimo tempo perso, solo qualcuno ha resistito di più per fare sentire la propria protesta. Ma il fatto è che la scena si ripete con cadenza quotidiana, fino a sfiorare le risse, spesso scadendo negli insulti dei più esasperati. D’altronde in piazza Plebiscito, al di là del cambio di competenze gestionali, la situazione è che negli anni si sono moltiplicate le incombenze ma non è mai stato potenziato il personale. E il risultato è che un sistema già molto precario, con le restrizioni da coronavirus, è andato in tilt.
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