IL RINCARO
A8, al casello 10 cent in più
La nuova tariffa è scattata a Capodanno alla barriera di Gallarate Nord

Nella giungla tariffaria delle autostrade s’inserisce il regalino d’inizio anno sulla Milano-Laghi: l’aumento di 10 centesimi alla barriera di Galllarate Nord, adeguamento (così lo definiscono gli addetti ai lavori) che modifica all’insù il pedaggio per le auto: da 1 euro e 50 centesimi a un 1 euro e 60.
Poca cosa, potrebbe eccepire qualcuno. Se non fosse che i ritocchi autorizzati dal Governo ad Autostrade per l’Italia, la concessionaria che gestisce l’Autolaghi, erano previsti in una percentuale ridotta all’1,51 per cento.
Nel caso specifico siamo ben oltre, ma la norma prevede discrezionalità nell’applicare gli “adeguamenti”.
Lo spiega un cartello affisso ai caselli: «L’incremento del pedaggio dovuto può risultare percentualmente diverso (superiore, inferiore o anche nullo) per effetto dell’arrotondamento – previsto dal D.I.10440/2011 – che si applica per difetto o per eccesso ai 10 centesimi di C.”.
Per dirla in un altro modo e al di là del burocratese, c’è sempre discrezionalità di interpretazione della legge, adeguandola alle singole esigenze.
Risultato: ognuno fa come gli pare. E gli automobilisti pagano.
Dato che risultano essere decine di migliaia i frequentatori dell’A8, nella stragrande maggioranza pendolari o persone che la percorrono per motivi impellenti e non per divertimento, i conti sono subito fatti. La stravaganza della notizia sta nel fatto che sino a mezzanotte, cioè al cambio di data tra il 2017 e il 2018, nessuno, nemmeno i casellanti, era a conoscenza di quanto stava per accadere.
Mistero voluto? Tanto nessuno si sarebbe rifiutato di pagare. Per di più in un sistema tariffario che, sempre per quanto riguarda l’Autolaghi, evita aumenti alla barriera di Milano (1 euro e 70 come lo scorso anno) e, di più, tiene invariati gli 80 centesimi per chi entra o esce dal casello di Gallarate città. Stesso discorso – esclusi aumenti - lungo la diramazione per Genova/Gravellona, per coloro i quali usufruiscono dei caselli di Besnate e di Vergiate/Sesto Calende.
Detto questo, arrivare a Milano da Varese via autostrada costa oggi 3 euro e 30, che raddoppiati per il ritorno comportano una discreta cifretta: sommata al consumo di benzina e ai calcoli per l’usura dell’auto arriva a un importo per molti insostenibile.
Certo, quella varata ieri, 1 gennaio, non è una vera e proprio stangata (ma poco ci manca) considerando che per tre anni il pedaggio a Gallarate non ha subito aumenti. Inoltre, va evidenziato che vi sono tratte autostradali italiane molto più onerose.
Un esempio: per i trenta chilometri della Aosta-Morgex l’aumento pattuito è addirittura del 52 per cento.
Un altro esempio: percorrere la Milano/Serravalle comporta un esborso tariffario del 14 per cento in più. Ma il discorso potrebbe essere preso anche da un’altra prospettiva: quella delle autostrade o dei raccordi autostradali (Gra di Roma) a percorrenza libera, dove non si paga un centesimo. Due pesi e due misure, come sempre.
Anche quando si tentò di cancellare il pedaggio sull’A8, considerata a ragione un’arteria di collegamento urbano, lo sbocco fu negativo: nessuna marcia indietro. Punto. Discorso trito e ritrito. La gratuità è un sogno. Tutt’al più una promessa, come per le tangenziali della Pedemontana a Varese e Como.
Una manciata di chilometri che si pagano a caro prezzo: da Gazzada al Ponte di Vedano ci vogliono 1 euro e 5 centesimi.
Ma soltanto fino a giugno, quando, parola di Roberto Maroni, governatore lombardo, non ci sarà più alcun balzello. Una promessa solenne, fino a prova contraria sostenuta da dati di fatto e da azioni burocratiche e gestionali. Prospettiva destinata ad alleggerire il traffico in tutta la zona, evitando di mettere le mani nelle tasche degli automobilisti. Con una negatività difficilmente risolvibile: la Pedemontana vera e propria, la A36, di recente e controversa realizzazione, però ancora da completare.
Per il momento corre da Busto Arsizio/Cassano Magnago fino a Lentate sul Seveso.
In funzione ci sono il sistema di pagamento free flow, il conto targa, punti di assistenza dedicati per la riscossione, niente caselli, ma le tariffe sono alle stelle: 4,89 euro per una trentina di chilometri o poco più. L’autostrada più cara d’Italia, non c’è dubbio.
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