IL PROVVEDIMENTO
Abate a Como: è definitivo
Il magistrato trasferito al termine dell’inchiesta disciplinare. Il commento: «Decisione ingiusta ma la rispetto»

Si è chiusa la vicenda del procedimento disciplinare per il “caso Uva” a carico del sostituto procuratore di Varese Agostino Abate , trasferito a Como alla fine del 2015, come giudice civile, in via cautelare.
A farlo sapere è lo stesso Abate, con un comunicato stampa in cui si legge che «la Cassazione ha reso definitivo il mio trasferimento quale giudice presso il Tribunale di Como. Non condivido e non ritengo giusta tale decisione, ma la rispetto. La contestazione fattami è quella di non aver voluto accusare, come pretendeva una campagna mediatica e politica, di gravi reati Servitori dello Stato che le prove indicavano invece come del tutto innocenti, come confermato dall’esito dei processi in Assise, in primo e secondo grado».
«Essere sanzionato per non aver ceduto ad alcuna pressione - continua l’ex pm varesino nel suo comunicato - non è un disonore, e continuerò a svolgere il lavoro di magistrato difendendo sempre la mia autonomia».
Fin qui il comunicato.
Abate fa riferimento all’indagine e ai processi sulla morte di Giuseppe Uva, il quarantatreenne deceduto all’ospedale di Circolo nel giugno di dieci anni fa, dopo un passaggio nella caserma dei carabinieri di via Saffi a causa di un piccolo atto vandalico. Due carabinieri e sei poliziotti coinvolti nella vicenda sono stati assolti sia dalla Corte d’Assise di Varese sia, di recente, dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano. Abate, che all’inizio era il pm titolare dell’inchiesta, non ha mai voluto mettere sotto indagine carabinieri e poliziotti.
A posteriori si può dire che nella sostanza aveva ragione, ma i giudici disciplinari l’hanno sanzionato per il mancato rispetto della procedura.
© Riproduzione Riservata