IL PROVVEDIMENTO
Accoltellato nel bosco: i due carabinieri restano in carcere
Il gip del Tribunale di Varese ha sciolto la riserva. I militari sono accusati di tentato omicidio a Castiglione Olona

Restano in carcere i due carabinieri fermati con l’accusa di tentato omicidio nei confronti di un giovane straniero accoltellato nella notte tra venerdì 5 e sabato 6 luglio nei boschi di via Rosselli a Castiglione Olona. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Varese, dopo aver convalidato il fermo ieri, martedì 9 luglio, ha sciolto la riserva nel primo pomeriggio di oggi applicando la misura di custodia in carcere per i due militari, uno in forza alla compagnia di Luino l’altro alla stazione di Malnate.
PARLA SOLO UN CARABINIERE
Ieri mattina, assistito dall’avvocato Fabio Fiore, il brigadiere della compagnia di Varese è comparso davanti al gip ma ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. Il militare aveva già dato la sua versione dei fatti nella notte tra venerdì e sabato davanti a pubblici ministeri Lorenzo Dalla Palma e Marialina Contaldo: «Sono intervenuto per difendere il collega aggredito dal maghrebino», aveva dichiarato e ha sostanzialmente confermato pur restando in silenzio. «È molto scosso e dispiaciuto per le condizioni della vittima», precisa l’avvocato. L’appuntato della compagnia di Luino - difeso dal legale Bruno Stefanetti - ha invece parlato e «chiarito la dinamica dei fatti», fatti su cui però aleggia il mistero, altrimenti detto segreto istruttorio.
PERCHE’ IN QUEL POSTO
Tra le prime informazioni chieste dagli inquirenti l’altra notte c’era il motivo della loro escursione tra la vegetazione: erano fuori servizio, non avevano ordini da eseguire o missioni particolari, quella non sarebbe neppure la loro zona di stretta competenza (uno è di Luino e l’altro di Malnate). A quanto pare gli indagati avrebbero dato spiegazioni ma né i difensori né gli inquirenti fanno trapelare alcunché.
LE IPOTESI
Molte le ipotesi che si possono azzardare: forse un informatore aveva dato loro un’indicazione su un pusher di grosso calibro, magari latitante, magari insospettabile e i militari già si vedevano con una medaglia sull’uniforme. O forse invece lavorano per l’Aise e nessuno potrà mai conoscere la loro missione speciale. Il resto delle supposizioni, che nell’ambiente dei tossicodipendenti e degli spacciatori circolano malignamente, al momento non sarebbero contemplate dalla procura.
PROGNOSI RISERVATA
Fondamentale sarà la testimonianza del maghrebino ricoverato all’ospedale di Circolo in prognosi riservata (è già stato sottoposto a due interventi chirurgici): gli investigatori lo ascolteranno appena le sue condizioni cliniche saranno stabili. Il coltello, che a quanto pare apparteneva a uno dei carabinieri, è stato sequestrato, non è ancora chiaro quale arma possedesse la vittima, ulteriore particolare oggetto di accertamenti. Sia il brigadiere che l’appuntato sono stati immediatamente sospesi.
LA TRAGEDIA DI CASTELVECCANA
Il 10 febbraio del 2023 accadde qualcosa di simile a Castelveccana, ma l’epilogo fu tragico: un sottufficiale dell’Arma di Luino uccise Rachid Nachat con un proiettile di gomma sparato da un fucile. Il trentaquattrenne non era uno spacciatore bensì un acquirente. Al momento non ci sono sviluppi nell’inchiesta condotta dalla squadra mobile di Varese e coordinata dal pubblico ministero Lorenzo Dalla Palma per omicidio volontario. Anche nei confronti di quel militare era intervenuta la sospensione immediata dal servizio.
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