L’APPUNTAMENTO
Al Forte d’Orino con il coro Val Tinella
Torna il tradizionale concerto la mattina del 26 dicembre
Tutto è iniziato con una abbuffata. Anzi due, se si considera che il giorno di Santo Stefano solitamente si pranza con gli abbondanti avanzi del Natale. Poi, il divano. «Ma perché sono qua, assonnato e rimbambito, mentre le gambe avrebbero bisogno di muoversi?», disse tra sé quel giorno del 1991 il maestro Sergio Bianchi, direttore del coro Val Tinella. L’anno dopo, il 26 dicembre 1992, deciso a smaltire in fretta il pranzo di Natale, raggiunse a piedi il Forte d’Orino partendo da Gavirate al mattino presto. Fu un’esperienza talmente appagante che l’anno successivo rifece lo stesso percorso con un amico. In quel contesto nella sua testa nacque una idea che al momento poteva sembrare strana, ma così strana da diventare originale: perché non coinvolgere il coro nella sua interezza? «Saliamo, cantiamo e poi ce ne torniamo a casa», propose ai coristi. Prendersi del matto è stato un tutt’uno con «ma chi vuoi che venga ad ascoltarci? Poi senza nessuna pubblicità!».
Con la neve, la pioggia o il sole
Nonostante le resistenze, l’intero coro il giorno di Santo Stefano del 1994 alle ore 9.45 era al forte di Orino. Chi arrivato a piedi partendo dal lavatoio di Pozzuolo a Gavirate alle 7.45, chi dall’Osservatorio in cima al Campo dei Fiori. Alle 9.45 in punto il coro ha iniziato la sua esibizione. C’è un’altra regola molto rigida: «Noi saremo là a cantare con qualsiasi condizione di tempo», disse il maestro. E così è stato per ben trent’anni (sarebbero 32, ma il Covid ha costituito un ostacolo per due anni) e così sarà dopodomani.
Cantare con la neve
Comunque, quel giorno del 1994 il coro cantò con 30 centimetri di neve fresca. I fiocchi scendevano fitti. Bianchi non dimentica quell’ambiente fiabesco con gli ascoltatori che per arrivare erano sprofondati fino alle ginocchia. Ma erano lì. Seguirono altri Santo Stefano con la pioggia torrenziale e altri con il sole splendente che permette di ammirare la cerchia delle Alpi e l’Appennino Ligure. «Un inno alla bellezza!», commenta. «Un coro, senza accompagnamento strumentale ha bisogno di una buona acustica», prosegue Bianchi: «Al Forte non c’è ritorno di suono e cantare diventa più difficile. Le voci vanno, mentre abbiamo bisogno di ascoltarci fra di noi. Cantiamo in cerchio e a ogni canto si rotea di un posto per dare a tutti la possibilità di ascoltarci in modo migliore». È capitato, in un clima così festoso, di ascoltare il piccolo concerto di un giovane zampognaro.
Panettone e salame
Tutto è sorpresa perché gli ascoltatori, che riempiono il piazzale e le vicinanze sono predisposti dalla magia del momento a condividere la gioia dello stare insieme, a maggior ragione se si è in carrozzella. In un contesto simile, ci sta anche il panettone e una fetta di salame. C’è completa libertà. Chi desidera condividere il cibo è ben gradito. Alle 11.30 il piazzale è completamente pulito. Nessuna cartaccia per terra, mentre ognuno riprende il cammino per ritornare a casa con l’animo pieno di bellezza. Dunque, l’appuntamento è alle 9.45 in punto del 26 dicembre al Forte d’Orino. Con qualsiasi condizione meteorologica: è bene sottolinearlo nuovamente.
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