LA TRAGEDIA DI VIA MARCONI
«Morti quasi istantanee»
I risultati dell’autopsia sui corpi della madre e dei due bimbi travolti dal cemento

«I devastanti complessi lesivi hanno determinato il decesso pressoché istantaneamente o al massimo nell’arco di qualche minuto di tutti e tre i soggetti»: è stata depositata nei giorni scorsi l’autopsia eseguita sulle tre vittime del crollo del 24 giugno.
Fouzia Taoufiq, si legge nell’elaborato del medico legale Silvia Visonà, è morta a causa delle gravissime lacerazioni cardiache, aortiche e dei vasi di calibro maggiore e pure in conseguenza alle lesioni di natura «fratturativa, lacertativa e contusiva distribuite sul torace, sull’addome e sugli arti». Soulayman Hannach, il figlio di cinque anni che pedalava sul marciapiede con lo zianetto di Spiderman sulle spalle, non è sopravvissuto allo sfacelo cranio encefalico.
La cascata di cemento armato gli ha sfracellato la testa e amputato il piede. Conseguenze in parte riportate anche dalla sorellina Yakout, appena quattordici mesi di vita e gli orecchini d’oro che facevano pendant con il braccialettino: l’anatomopatologo ha riscontrato fratture e contusioni al cranio e lacerazioni viscerali a livello addominale e toracico. Semmai ci fossero stati dei dubbi, il consulente nominato dal pubblico ministero Nadia Alessandra Calcaterra li ha eliminati del tutto: «Il decesso dei tre soggetti è da ricondursi in via del tutto esclusiva al crollo del cornicione». E del resto quel pomeriggio franarono 40 tonnellate complessive di laterizi, e il medico legale Visonà lo sottolinea: «Tutte le lesioni sui tre cadaveri riconoscono quale mezzo di produzione un meccanismo pluricontusivo in cui intervennero forze di assai rilevante entità, ossia lo schiacciamento al suolo» sotto la pressione di «macerie di cemento armato, mattoni e lamiere».
Ora la procura e le parti civili - rappresentate dagli avvocati Matteo Benatti e Lara Paladino, patrocinante di una quarantenne sopravvissuta per miracolo - attendono gli esiti della consulenza cinematica affidata a Fabrizio Scapin e Matteo Goggia, dopo di che deciderà come procedere nei confronti degli indagati, ossia l’amministratore della società proprietaria dell’ex Bellora - difeso dall’avvocato Luca Abbiati - e l’anziano ingegnere progettista all’epoca della ristrutturazione dell’ex cotonificio, assistito dall’avvocato Concetto Galati. Le cause del crollo del cornicione di via Marconi sono però limpide: la tettoia era stata giustapposta alla facciata senza gli opportuni ancoraggi. Prima o poi avrebbe ceduto. Ed è accaduto a San Giovanni.
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