L'INIZIATIVA
"Aldo Ossola nella Hall of Fame"
Gruppo di Facebook con Galleani, Caneva e Ferraiuolo candida che il play di Ignis, Mobilgirgi e Emerson alla "casa delle leggende" del basket mondiale che si trova a Springfield-Massachusetts. Dal 2008 è il "dieci" è già in quella italiana

Non tira mai a canestro, al massimo finta di farlo, per recapitare subito dopo un assist a chi al canestro può arrivarci con novantanove probabilità su cento di segnare.
Non è questione di fondamentali, perché il buon esito del "piazzato" di Aldo Ossola dalla lunetta, benché evento raro, è una delle poche certezze della vita.
Non è neppure questione di timidezza, semmai di esercizio d'umiltà, perché Aldo Ossola da Varese incarna il talento dei talenti per chi pratica un gioco di squadra: mettersi al servizio della causa nel modo più redditizio possibile.
Non è infine questione di paura perché l'unica paura di Aldo Ossola non solo è nota bensì è pure figlia della maledizione d'un mito condannato a essere vincente per sempre ma legato al dolore: il Grande Torino del fratellastro Franco.
Aldo Ossola infatti non sale sugli aerei ma sa benissimo come si fa a far decollare una squadra, costringendo al contempo ad atterrare gli avversari.
Sarà per questo che, giocando a pallacanestro da cinquantasette dei suoi sessantasette anni (Robur et Fides, All'Onestà, Ignis, Mobilgirigi, Emerson e Sporting Varese), Aldo Ossola oltre ad aver vinto tutto quello c'era da vincere ha marchiato la sua era cestistica con un talento rarissimo: se è assodato che nel suo corredo genetico vi sia lo sciorinare gioielli - da corso Moro o dal parquet dell'Oldrini o di via XXV Aprile è un dettaglio - è altrettanto assodato che nel caso del "dieci" ciò avvenga sempre con la grazia del galantuomo. Grazia con la quale Aldo Ossola ha pennellato tutte le partite disputate, che fossero per vincere le cinque Coppe Campioni conquistate con Varese (su dieci consecutive disputate, sette titoli italiani vinti come pure quattro Coppe Ialia, due Coppe Intercontinentali e una Coppa delle Coppe) o per divertirsi con la maglia dello Sporting Varese nelle palestre della Promozione varesina.
Insomma, le imprese cestistiche di Aldo Ossola meritano un posto nella Hall of Fame di Springfield, cioè "casa James Naismith" dove abitato le leggende della pallacanestro (incluse altre stelle che hanno luccicato nella galassia di Varese, ovvero Dino Meneghin, dal 2003, e Sandro Gamba, dal 2006): a candidare il "dieci" è il gruppo fondato da Giovanni Pastorelli su Facebook, il quale vuole portare oltreoceano quel che in Europa è assodato. Non a caso, il 7 novembre 2008 Aldo Ossola è stato nominato membro dell'Italia Basket Hall of Fame.
Dei firmatari fanno parte anche altre leggende del basket varesino e nazionale, fra cui Alessandro Galleani, Riccardo Caneva e Max Ferraiuolo playmaker come fu playmaker Aldo Ossola e attuale team manager della Pallacanestro Varese.
"Possiamo stare per giorni - scrive Max su Facebook - a parlare delle capacità tecniche e del talento di Aldo Ossola. Secondo me la differenza l'ha sempre fatta il suo modo di essere, la sua capacità di mettersi al servizio degli altri con intelligenza e umiltà uniche. Un Campione con la C maiuscola, ma prima di tutto un UOMO vero. Grande Aldo".
Gli fa eco Riccardo Caneva: "La cosa strana è che "l'ALDINO" non ci sia già nell'Hall of Fame (riusciva a far segnare anche me con i suoi assist... ogni tanto però li prendevo sul naso). Grande Aldo!".
Non resta che attendere (buone) nuove dal Massachusetts.
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