ROMA
Almeno 1.500 i civili uccisi in Sudan nell'assalto a Zamzam

(ANSA) - ROMA, 07 AGO - Potrebbe essere di 1.500 civili morti
il bilancio dell'attacco al più grande campo profughi del Sudan
avvenuto aprile, in quello che si configurerebbe come il secondo
peggior crimine di guerra del catastrofico conflitto in atto nel
Paese. Lo rivela una inchiesta del Guardian sull'attacco durato
72 ore dalle Forze di Supporto Rapido (Rsf) paramilitari al
campo di Zamzam nel Darfur settentrionale, il più grande del
Paese.
Sulla base di testimonianze direttamente raccolte, risulta
che centinaia di civili rimangono dispersi e che il massacro è
stato accompagnato da esecuzioni di massa e rapimenti su larga
scala. Secondo le stime elaborate dal Guardian, l'attacco delle
Rsf sarebbe secondo solo a un analogo massacro etnico avvenuto
nel Darfur occidentale due anni fa.
La guerra tra le Rsf a guida araba e l'esercito sudanese,
scoppiata nell'aprile 2023, è stata caratterizzata da ripetute
atrocità, costringendo milioni di persone ad abbandonare le
proprie case e causando una delle più grandi crisi umanitarie al
mondo. Finora, i resoconti sull'attacco a Zamzam tra l'11 e il
14 aprile avevano indicato che fino a 400 civili non arabi erano
stati uccisi durante l'attacco durato tre giorni e l'Onu aveva
quantificato le vittime in "centinaia". Tuttavia, un comitato
istituito per indagare sul bilancio delle vittime ha finora
"contato" più di 1.500 vittime nell'attacco, avvenuto alla
vigilia di una conferenza di pace promossa dal governo
britannico a Londra.
Mohammed Sharif, membro del comitato e membro della
precedente amministrazione di Zamzam, ha affermato che il totale
finale sarebbe significativamente più alto, con molti corpi
ancora da recuperare dal campo, ora controllato dalle Rsf.
Almeno 2.000 residenti di Zamzam, ha aggiunto, risultano ancora
dispersi. (ANSA).
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