IL PROCESSO
L’amico sta con la sua ex. «Dammi 5mila euro»
Varesino passa dalle minacce all’estorsione: condannato

Il suo amico, nonché socio d’affari e confidente, si era messo assieme con la sua ex senza dirgli nulla. Non sappiamo se a mandarlo su tutte le furie sia stato il fatto in sé o che fosse venuto a sapere da altri della relazione sentimentale. Sta di fatto che il varesino di 41 anni con precedenti (a suo carico anche una condanna per rapine nel vicino Canton Ticino), se la legò pesantemente al dito: «Queste cose agli amici non si fanno, sai? Un po’ di tempo fa per uno sgarro simile non ci avrei pensato un attimo e ti avrei spaccato le gambe», sbottò l’uomo. «Ora, se non vuoi evitare che ti bruci la macchina, il camion o la casa, dammi 5 mila euro in contanti e non ne parliamo più», lo minacciò nei giorni attorno al 25 aprile del 2019. «Se mi denunci, sta sicuro che passerai guai seri», aggiunse far capire che non scherzava.
LA REAZIONE
Tuttavia, la vittima, anziché sottostare al diktat dell’ormai ex amico, soddisfacendo così le richieste estorsive (le minacce proseguirono anche nei giorni successivi, così come l’intento di colpirlo nel portafoglio), non ci pensò un attimo e lo denunciò ai carabinieri di Varese. Risultato: l’uomo si è ritrovato sotto processo e al termine del primo grado è stato condannato a un anno e nove mesi di reclusione per tentata estorsione da parte del Tribunale di Varese; in appello la pena è stata sì abbassata, ma di un mese soltanto.
I PASSAGGI TECNICI
Nonostante la minima rideterminazione della pena, i giudici della terza Corte d’Appello di Milano hanno confermato sia la qualificazione giuridica del reato sia la mancata concessione del beneficio della sospensione condizionale della pena (alla luce dei precedenti). Di fatto, sono state respinte al mittente le argomentazioni contenute nell’atto d’appello. Un atto d’appello a dire poco suggestivo. Non solo, la difesa non ha esitato a paragonare l’accaduto a un vero e proprio tradimento, ma ha anche provato a derubricare la condotta estorsiva come una sorta di ristoro a fronte di un presunto danno morale patito. Di più, sempre la difesa ha sostenuto che il delinquere per reazione a un tradimento sarebbe un motivo nobile.
CITAZIONI LETTERARIE
In fondo, sempre a seguire il ragionamento difensivo, il tradimento era considerato un’attenuante nel delitto d’onore, no? Ancora: rifacendosi a Dante, nella Divina Commedia il tradimento sarebbe il più grave dei peccati: non a caso i traditori finivano gettati nell’abisso più profondo dell’inferno. Al di là dell’opinabilità o meno delle opinioni, sorge spontanea una doppia domanda: ma dov’è il tradimento se l’imputato e la sua ex non stavano più insieme? E come la mettiamo, in tutta questa storia, con il diritto all’autodeterminazione della donna?
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