DOPO MEZZO SECOLO
Audio Porfidio lascia Busto Arsizio
«Ma continuerò a occuparmi della città»
Audio Porfidio lascia Busto Arsizio. Arrivato dalla provincia di Potenza nel 1966, ha avuto successo come assicuratore e per anni ha cercato di restituire alla città quanto aveva ricevuto. Dopo 10 anni da consigliere comunale, ha tenuto aperto l’ufficio La Voce della città, raccogliendo le lamentele dei residenti. Ora se ne va in Veneto, a Stanghella, piccolo comune della provincia di Padova, e già assapora uno stile diverso di vicinato: «Tutti già si preoccupano di me, vogliono che mi trovi bene in quel paesino. Mentre qui a Busto - dice - adesso regna il degrado, non è più la città pulita e accogliente di cui mi sono innamorato tanti anni fa, quando il sindaco GianPietro Rossi mi aiutò a trovare casa».
Fra battute sui politici «”modelli” dediti solo ai tagli di nastri, persino nei bar» e sulla polizia locale «che deve fare più prevenzione che repressione», il cruccio maggiore sono i due monumenti che ha realizzato: «Quello davanti al tribunale è in mezzo a erbacce e rifiuti, il cubo spostato da piazza Garibaldi e via Marco Polo non viene considerato - tuona Porfidio - Busto mi ha dato tanto e le ho dato tanto, anche nel silenzio, mi dispiace vedere che quanto ho donato non sia stato apprezzato. E non voglio parlare ancora del monumento ai Caduti: doveva stare in piazza “Tre Culi”, non in mezzo allo smog di piazza Trento e Trieste a fare da spartitraffico. In questa città non c’è rispetto!».
Tante proteste, tanti striscioni affissi davanti alle incompiute, i cartonati con le pecore davanti al tribunale, la battaglia contro le multe ai disabili nella Ztl: Porfidio rimarrà nella storia di Busto per i suoi interventi originali, la sua parlata che ricorda la lingua “do paise”, la sua generosità, le opere pagate di tasca propria. L’ufficio in viale Cadorna rimarrà attivo: ogni tanto lui tornerà e si preoccuperà ancora «dei diritti dei bustesi». «Qui lascio il mio cuore - conclude - Questa rimarrà sempre la mia città».
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