TRASPORTI
Autostrada in ripresa
Si era scesi da 30mila a 5mila veicoli al giorno sulla A8. Ora sono 10mila. Sui treni viaggia il 13% dei pendolari

Le autostrade pressoché senza auto al tempo del lockdown? Ormai sono già un ricordo. Promettono di restare la fotografia di una situazione che, anche se è impossibile fare una previsione sugli sviluppi della pandemia, resta un unicum della nostra storia recente.
SPARITI GLI SCENARI FERRAGOSTANI
I primi giorni della Fase 2, quella della graduale ripartenza, hanno spazzato via la versione ferragostana della A8 Milano-Varese, andata in scena sin dal blocco degli spostamenti imposto l’8 marzo scorso.
Le rilevazioni condotte tra lunedì e mercoledì, anche se non ancora suffragate dai dati ufficiali dei caselli di Gallarate e Milano Nord (disponibili con una settimana di ritardo), confermano che sull’A8 c’è molto più movimento. A sentire gli organi di polizia preposti alla sicurezza della circolazione, nei premi tre giorni post-lockdown si è avuto un aumento del traffico in entrambi i sensi attorno al 30/40% rispetto alla settimana scorsa. Settimana (quella fino al 3 maggio) nel corso della quale la A8, che da sempre è uno degli snodi autostradali più battuti, aveva registrato un calo del traffico dell’81% paragonato allo stesso periodo dell’anno precedente.
Un dato decisamente peggiore della media nazionale, in cui il calo, secondo Autostrade per l’Italia, si era fermato al 73%. In soldoni: se fino alla settimana scorsa non circolavano più di 5/6 mila veicoli al giorno, mezzi pesanti compresi, ora sta circolando una media giornaliera di almeno 10/11 mila vetture.
Parlare di ritorno a un traffico pre-Covid-19 è del tutto fuori luogo. Perché stiamo parlando all’incirca di un terzo degli oltre 30 mila veicoli che transitavano in media sulla Milano-Varese un anno fa.
POTERE DELLO SMART WORKING
Nei primi giorni della Fase 2 saltano all’occhio due fattori: il primo, chi ha potuto ha continuato a lavorare in modalità smart working e non s’è mosso da casa; il secondo, chi invece è stato costretto a ritornare sul posto di lavoro, ha preferito optare per l’auto privata, in questa fase di immediata post-emergenza il mezzo di trasporto considerato più sicuro per evitare qualsiasi esposizione al virus.
Sicuramente più sicuro dei mezzi pubblici. L’aumento del traffico di auto in direzione Milano potrebbe comportare una rapida saturazione dei parcheggi d’interscambio del capoluogo lombardo, problematica a cui l’amministrazione comunale milanese sta ora cercando di fare fronte individuando nuove disponibilità (e allo scopo ha pubblicato un bando per cercare di individuare proprietari di aree inutilizzate).
RIPRENDONO GLI INCIDENTI
La Fase 2 con più veicoli sulla A8 è filata via senza particolari conseguenze. Nessuna coda, nessun ingorgo né imbottigliamento, in passato ordinaria routine. Che però qualcosa stia lentamente cambiando lo si evince dal fatto che l’uscita dall’isolamento forzato ha comportato anche il ritorno degli incidenti.
Una manciata soltanto e, per fortuna, senza conseguenze gravi per gli automobilisti coinvolti. Tuttavia, sintomatici dell’aumento della percentuale di traffico sulla A8.
A questo proposito, Autostrade per l’Italia ha calcolato che sulla Milano-Varese dalla settimana del 24 febbraio (quella della prima “zona rossa” nell’area di Codogno e della chiusura di tutte le scuole) a quella a cavallo tra fine aprile e inizio maggio si è avuto un calo dell’indice del traffico medio del 71%.
TRENITALIA AL 13%
Fa paura. Sì, fa molta paura. Viaggiare sui mezzi pubblici non è propriamente un momento sereno. Si resta circospetti, si teme di avere troppa gente intorno. Si controllano le mascherine e i guanti degli altri.
Se su Trenord viaggia da lunedì il 30 per cento dei pendolari abituali, anche i dati diffusi da Trenitalia fanno pensare a un rilancio dell’offerta cui non corrisponde uno slancio della domanda. Anche per questo, ieri, il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, ha nuovamente sollecitato orari scaglionati verso i luoghi di lavoro. Ha scritto al premier Giuseppe Conte chiedendo smart working e una riorganizzazione del lavoro per evitare affollamento. Le imprese e gli uffici, intanto, continuano a fare orecchi da mercante. Se ne è parlato per quindici giorni ma anche su questo fronte una decisione non è mai stata presa.
Per la Fase 2 Trenitalia ha messo in circolazione circa 3.800 treni regionali in tutta la penisola, cui si aggiungono 14 Frecce e 6 InterCity fra le principali città italiane, utili agli spostamenti legati a lavoro e ricongiungimenti familiari.
«D’accordo con le Regioni, committenti del Servizio – spiega Trenitalia - l’offerta regionale ha avuto un incremento di circa 25 punti percentuali rispetto alla scorsa settimana, passando da circa 2mila corse a 3.800. Sui treni regionali in viaggio circa 190mila persone, più 8 per cento rispetto alla scorsa settimana. Il che corrisponde al 13% dei passeggeri del periodo prima dell’emergenza. Il riempimento medio dei treni regionali è pari al 15%, già calcolato in base alla nuova disponibilità al 50% di posti a sedere».
Lunedì, sui treni a media e lunga percorrenza, 12 Frecce e 6 InterCity, c’erano 4.300 persone, il doppio dei giorni precedenti. Ovvero poco più della metà rispetto ai dati pre Covid. Dal 5 maggio sono state aggiunte due ulteriori corse con Frecciarossa fra Roma e Venezia, già acquistabili dallo scorso week end.
Anche Trenitalia non ha ancora terminato di collocare dei marker sui sedili da non occupare, così come la segnaletica sulle porte e le indicazioni a terra per indicare ai passeggeri l’uscita più vicina e la distanza da tenere con gli altri. «Noi abbiamo potenziato le attività di sanificazione e igienizzazione su tutta la flotta – chiarisce la società - I passeggeri devono indossare sempre la mascherina protettiva; rispettare la distanza di sicurezza indicata; essere collaborativi con il personale ferroviario sui treni e nelle stazioni».
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