IL CASO
Azzate, «malata dopo il vaccino»
Donna di 48 anni alle prese per mesi con patologia autoimmune
«Ero sanissima, l’ultima influenza a dieci anni, mai un certificato di malattia sul lavoro. Poi, tra giugno e luglio dell’anno scorso, mi sono vaccinata contro il Covid ed è iniziato un incubo, una tortura, soprattutto ai piedi, che è durata nove mesi. A un certo punto non potevo camminare e ho dovuto usare una sedia a rotelle. Ho visto tanti medici, ma hanno iniziato a curarmi davvero solo al San Matteo di Pavia, una struttura di assoluta eccellenza, la mia salvezza. Per fortuna ora sto meglio e per me ha davvero un senso dire che ho iniziato a vedere la luce in fondo al tunnel».
Rosina Corsello ha 48 anni, vive ad Azzate con il marito e un figlio, lavora come assicuratrice nel Comasco. Per raccontare la sua storia bisogna usare parole difficili e difficili da pronunciare. Una la conosciamo tutti ed è Pfizer, il nome del vaccino anti-Covid meno discusso e ritenuto più sicuro. L’altra è pemfigo vegetante, il nome di una malattia autoimmune molto rara che si è scatenata nel corpo di Rosina come reazione avversa alla vaccinazione (con un altissimo grado di probabilità, hanno stabilito i medici che l’hanno in cura, e pare che si tratti di un caso pressoché unico in Italia). «Dal pemfigo non guarirò mai - spiega Rosina - ma posso tenerlo sotto controllo. Fino a qualche settimana fa andavo a Pavia due volte alla settimana, prendo ancora un antibiotico e il cortisone, e in precedenza ho fatto la chemioterapia. La malattia ha avuto un impatto pesantissimo su di me e sulla mia famiglia, sul mio lavoro e sul mio modo di vivere».
LA BATTAGLIA LEGALE
Per questo Rosina si è rivolta già mesi fa a un legale, l’avvocato Massimo Masciocchi, che ha scritto al Ministero della Salute, alla Regione Lombardia e all’Asst Sette Laghi chiedendo l’indennizzo previsto dalla legge dal momento che «è evidente, come anche evidenziato nei referti medici, la stretta correlazione tra la vaccinazione anti Covid e la suddetta malattia (il pemfigo vegetante, ndr) anche in considerazione della circostanza che la signora Corsello, in passato, non ha mai sofferto di patologie di rilievo né, tantomeno, di malattie autoimmuni o riguardanti il sistema immunitario».
LA RICHIESTA DANNI A PFIZER
Da questo punto di vista c’è ottimismo - Rosina Corsello si presenterà davanti alla Commissione che valuterà il suo stato nel prossimo mese di marzo - mentre a nulla è servito finora interpellare Pfizer con una richiesta di risarcimento danni. La multinazionale farmaceutica ha risposto infatti all’avvocato Masciocchi, in sintesi, che le autorità europee, autorizzando il vaccino, «hanno stabilito che le evidenze supportano una conclusione che i potenziali benefici noti superano i potenziali rischi noti». E che il bugiardino indica «la possibilità di effetti collaterali aggiuntivi a quelli elencati». Risposta insoddisfacente, è chiaro, motivo per cui la donna e il suo avvocato stanno valutando la possibilità di citare Pfizer in giudizio. «Pfizer mi deve risarcire – spiega Rosina – ma dovrebbe pensare anche a finanziare la ricerca sugli effetti collaterali e avversi del suo vaccino, così che possa essere curato nel modo migliore chi è colpito da queste reazioni».
L’INIZIO DEL CALVARIO
Subito dopo la prima dose la malattia si manifestò con piccole lesioni e ulcerazioni in bocca, che Rosina scambiò per afte. E poi, quindici giorni dopo la seconda dose, arrivarono i primi problemi alle dita dei piedi, alle ascelle e all’inguine. Con un peggioramento costante e spaventoso, soprattutto per quanto riguarda il piede destro, con eruzioni cutanee, lesioni e ulcerazioni, nei mesi seguenti. Il sospetto pemfigo fu diagnosticato solo a settembre e la svolta per Rosina arrivò grazie all’incontro con la dottoressa Camilla Vassallo del San Matteo di Pavia. «Non la ringrazierò mai abbastanza. Mi ha guardato negli occhi e mi ha detto: sarà lunga, ma ne uscirà. Per le lesioni ai piedi ho dovuto usare anche una sedia a rotelle, perché non riuscivo più a camminare, e un pannolone per le continue e inarrestabili perdite di liquidi dalle ulcerazioni. Ma la cura funziona, ad agosto ho potuto togliere le bende e ora sto meglio».
«VACCINO FATTO PER ALTRUISIMO»
Cosa pensa del vaccino anti Covid? «Io non lo volevo fare, avevo sentito della possibilità di effetti collaterali. E poi non ho mai preso il Covid, anche se sono stata vicina a persone ammalate. Alla fine ho fatto il vaccino per altruismo, non per me stessa ma per gli altri, per non contagiare qualcuno. Come potevo immaginare quello che mi sarebbe successo? È chiaro che oggi non consiglierei questo vaccino, anche perché la mia esperienza mi dice che chi ha reazioni avverse non viene tranquillizzato e curato, come dovrebbe sempre avvenire quando si è malati. Ma non sono contro i vaccini in generale».
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