DOPO LA FUSIONE
Banco-Bpm, quattordici filiali a rischio
La riorganizzazione prevede 40 prepensionamenti

Quaranta prepensionamenti e al massimo quattordici filiali a rischio chiusura in provincia di Varese. Si è giunti al dunque sul riassetto che ha creato il nuovo gruppo Banco-Bpm spa, nato dalla fusione del Banco popolare e della Banca popolare di Milano. La riorganizzazione è stata commentata venerdì 14 alla Cisl di Varese, dove sono emersi anche i numeri varesini. «Il piano industriale – ha detto Gianni Vernocchi, responsabile sindacale della First Cisl dei Laghi per il Banco – prevede 2.100 dipendenti in esodo e 335 sportelli chiusi in tutta Italia, mentre in provincia di Varese i due numeri dovrebbero essere di 40 dipendenti (20 ciascuno fra ex Creberg e Bpm) sui 480 attualmente impiegati e gli sportelli in via di chiusura dovrebbero essere al massimo 14 (su 79), perché sono 14 i Comuni dove ci sono due sportelli per ciascuno degli ex istituti che si sono uniti». Per quanto concerne i lavoratori, tutti saranno prepensionamenti che rientreranno nello scudo del fondo di solidarietà del credito, una sorta di ammortizzatore sociale che permette lo scivolo verso la pensione con l’80%-90% dello stipendio. Un salvadanaio che, per una volta, non vede la presenza di capitali dello Stato, ma che è stato creato con lungimiranza grazie al contributo delle aziende e dei lavoratori. «Nella riorganizzazione - ha aggiunto Vernocchi - ci auguriamo che il Varesotto, fra Varese e Gallarate, possa tenere almeno una direzione, vale a dire l’organismo pensante della banca, specialmente in materia di credito e quindi di sviluppo del territorio».
Inoltre «speriamo che - ha aggiunto Roberto Alba, segretario dell’organo di coordinamento dell’ex Bpm – ai 200 neo-assunti dei mesi scorsi, se ne aggiungano altri 200 entro il 2018, così come previsto dagli accordi. E che queste nuove forze vengano assegnate anche sul territorio e non soltanto nelle sedi centrali».
Servizio completo sulla Prealpina di sabato 15 luglio
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