IL VIVAIO
Rusconi è contento a metà
Basket, settore giovanile: «Speravo meglio, serve più coralità ma la strada è giusta»

Dodo Rusconi tira le somme dell’anno I dell’era Gianfranco Ponti.
Il referente tecnico del vivaio biancorosso fotografa così l’andamento dell’annata per le compagini del vivaio della Pallacanestro Varese, che avrà ancora la “coda” delle finali nazionali Under 18 in programma da lunedì 11 giugno a Montecatini.
«La stagione è stata complessivamente positiva, anche se personalmente speravo un po’ meglio: il risultato degli Under 18 è stato il più eclatante, ma la crescita è stata relativa. Non è una critica verso l’impegno dei ragazzi che hanno lavorato tantissimo, ma una constatazione della necessità di adeguarsi ad un modo di stare in palestra nel quale conta la squadra più di ogni altra cosa. Lo spareggio contro Empoli ne è stato un esempio: la differenza era notevole eppure abbiamo fatto fatica perché sono emersi gli individualismi sui quali dobbiamo ancora lavorare. Il modello al quale ispirarsi che ho citato più volte è stato quello della prima squadra: il girone di ritorno dell’Openjobmetis è stato straordinario, quello è un esempio concreto di squadra che aumenta il valore dei singoli attraverso un collettivo organizzato in maniera ottimale».
Dunque per il futuro, oltre all’arrivo del serbo Milan Josic per seguire le fasce giovanile dall’Under 16, quale ricetta propone per il vivaio?
«Oltre all’Under 18 nella prossima stagione vorrei seguire in prima persona anche l’annata 2006 che passa dagli Esordienti agli Under 13: è importante dare subito un’impronta votata alla coralità, perchè il settore giovanile deve dare questo tipo di messaggio sin dal primo gradino dell’attività. A noi non importa vincere gli scudettini, ma costruire giocatori che possano arrivare in serie A, e non come undicesimo e dodicesimo. Poi i risultati delle squadre diventano conseguenza del lavoro quotidiano in palestra ma non possono e non devono essere il fine del nostro progetto».
Il reclutamento massiccio in Serbia e nei Balcani, con 6 rinforzi in arrivo delle annate dal 2001 al 2004, è legato alla volontà di cercare elementi con taglia da serie A?
«L’aspetto fisico è preponderante nel rivolgerci verso quel mercato, ma la volontà di reclutare prospetti non è legata solo all’estero: a Varese hanno cominciato ad affacciarsi anche ragazzi italiani, hanno provato atleti di Genova e Cuneo. Sono stato in Serbia nei mesi scorsi ed ero stato anche in Argentina: i nostri ragazzi non sono scarsi, lo diventano perchè si perdono ad una certa età anziché maturare. Ovviamente tutto il progetto è legato della nuova struttura tra palestra e foresteria che è un punto fermo per Gianfranco Ponti».
Quali tempi prevede perchè il lavoro del vivaio possa dare frutti diretti per la serie A?
«I tempi per iniziare a produrre giocatori per la prima squadra non saranno brevissimi: il lavoro va programmato a medio-lungo termine e con programmi specifici per ogni annata, in generale ci sono individualità interessanti come Parravicini, Seck, Virginio e Noble ma a tutti loro serve un ulteriore salto di qualità aspettando l’impatto degli atleti che recluteremo in Serbia ed eventualmente in Italia. La semina è appena iniziata, confidiamo nella crescita dei gruppi 2004 e 2005 ma c’è da rimboccarsi le maniche e svolgere ancora un grosso lavoro. Però il percorso è stato intrapreso nella direzione giusta».
© Riproduzione Riservata