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Brokeback Mountain, a teatro vent’anni dopo il film
Al Carcano uno spettacolo che parla alla società contemporanea e alle dinamiche stantie del maschilismo
Definire Brokeback Mountain come solo teatro di prosa è riduttivo. Lo spettacolo con protagonisti Edoardo Purgatori, Filippo Contri e Malika Ayane, che approderà al Teatro Carcano di Milano tra mercoledì 10 e venerdì 13 alle 19.30 e sabato 14 alle 15.30 e 20.30 (biglietti 33,60 euro), ha infatti per sottotitolo A Play With Music. Una precisazione che rende evidente l’amalgama di recitazione e musica dal vivo con live band che attraversa media e linguaggi per raccontare una storia d’amore attuale e urgente. A discapito dell’ambientazione nel Wyoming rurale di inizio Anni Sessanta, il progetto diretto da Giancarlo Nicoletti parla alla società contemporanea e alle dinamiche stantie del maschilismo. È la storia di Jack (Contri) ed Ennis (Purgatori), conosciutisi 19enni durante un’esperienza lavorativa come pastori, il cui amore, travagliato e distante, percorre circa due decenni. L’ispirazione viene dal racconto di Annie Proulx, ma anche dal pluripremiato rendimento cinematografico di Ang Lee.
Una tematica tabù in un contesto machista
«A vent’anni dal film - spiega Purgatori -Brokeback Mountain è diventato un cult che ha segnato una generazione. La tematica era un tabù, specialmente in un genere come il western, in cui il contesto machista rendeva poco affine vedere due uomini che invece si amano. Il desiderio di raccontarlo oggi è innanzitutto il fatto che è una tematica di genere, una storia d’amore non solo rilevante ma necessaria per andare oltre i cliché, i pregiudizi che tutti noi abbiamo e che fanno ancora parte della nostra società». Gli fa eco Contri, che oltre a Purgatori condivide il palco con Mimosa Campironi e Matteo Milani: «Portare una cosa così grande a teatro è un’operazione nuova e benedetta, molto potente, che si fa aiutare dal coinvolgimento di un medley di cinema, teatro e musica. È un mix incredibile, che non siamo abituati a vedere se non in una chiave musical. Tematiche come la libertà, la difficoltà di espressione, di essere ascoltati e accettati: c’è sempre bisogno di parlare di queste storie. Credo che Brokeback Mountain sia un punto di riferimento che ognuno di noi deve avere nel bagaglio».
I loro personaggi sono complementari. Più schivo Ennis, più estroverso Jack. Dice Purgatori che «quello che mi ha colpito è che Ennis è un essere umano che per paura, o per un trauma vissuto, non è capace di concedersi la libertà di amare un’altra persona, anche a costo di vivere a metà questo sentimento, di non poterlo esprimere se non quando è in sicurezza. Tutto questo viene raccontato tramite i silenzi che fanno parte del suo personaggio. Nel film vengono esplicitati dai bellissimi piani sequenza di Lee, che nel nostro caso abbiamo raccontato con la musica meravigliosa di Malika Ayane». «Ho avuto la fortuna di prendere parte a questo progetto - confessa Contri - cercando di entrare in un personaggio che aveva tante cose molto simili a me. Jack è un personaggio che non viene compreso, come spesso accade alle persone così apparentemente leggere, piene di energia, di una spensieratezza che non è sintomo di immaturità. È un visionario, con una sua incomunicabilità, però la forma del suo pensiero è ben scolpita. È un curioso, è un esibizionista ma allo stesso tempo un edonista. È sempre pronto a mettersi in discussione, ma non rinuncia ai piaceri della vita».
Uno spettacolo pensato per i più giovani
Brokeback Mountain cerca, anche tramite un’intermedialità più avvezza ai pubblici meno tradizionali, di arrivare ai più giovani. «Per me - dichiara Contri - è uno spettacolo che i ragazzi sopra i 12 anni potrebbero tranquillamente andare a vedere. In Italia, spettacoli così la gente teme sempre che possano essere troppo forti. I teatri sono sempre pieni però vorrei che ci fossero più ragazzi, perché secondo me queste sono storie che ti fanno fare la sintesi dei meccanismi che si ripetono nella storia e che non dovrebbero ripetersi. La libertà è la cosa più importante che abbiamo e l’amore è la maniera con cui noi ci godiamo la libertà». Conferma Purgatori: «Visto il dibattito quotidiano sull’educazione sessuale a scuola, portare i ragazzi a teatro potrebbe essere utile per sensibilizzare quella parte che oggi ancora tende ad avere paura del diverso. Purtroppo, in Italia si ha un po’ la tendenza a far vedere i grandi classici e c’è poco spazio per queste storie, che possono essere viste come operazioni “pop”. Ma credo che ci sia il desiderio da parte del pubblico di vedere storie nuove, o anche conosciute ma non da tutti».
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