L’ANNIVERSARIO
Buon compleanno, Ginetto: Busto in festa
Oggi Grilli compie 99 anni, ha saputo raccontare la sua città

E sono 99 per Virginio “Ginetto” Grilli, poeta, scrittore, bustocco benemerito. Novantanove anni di versi e di incantesimi verbali, 99 anni di dialetto e di mistero: 99 anni di un’arte in simbiosi con il cuore di Busto Arsizio e, soprattutto, col rione storico di Sacconago.
«Non c’è un momento preciso in cui mi è nata la voglia di fare poesia, né posso dire di averla ereditata da qualcuno in particolare» aveva raccontato Ginetto qualche mese fa: «È qualcosa che mi sono trovato addosso, ecco tutto: ce l’ho nell’indole».
Longobardi e francesi
Nato nel 1925, Grilli è forse il più illustre fra chi dei nostri concittadini è versato nelle arti letterarie, essendo stato anche insignito della civica benemerenza: è così che il Comune, cinque anni fa, ha voluto riconoscere pubblicamente il valore della sua produzione. Un valore da misurare non solo sulla sincerità con cui le sue opere immortalano le esperienze, le tradizioni, la vita sinaghina e bustocca, ma soprattutto sulla scelta (non poco ardita) di comporre prevalentemente nel nostro dialetto cittadino, così da dare dignità estetica a un idioma che, a sentire Ginetto, si distingue per un suo Dna unico, peculiare: «Il bustocco fa parte dell’isoglossa dei diletti lombardi, eppure rispetto a quelli per esempio di Legnano e di Gallarate (tra loro simili per molti aspetti, ndr) il nostro ha tutta una sua particolarità», sostiene il poeta 99enne, dissertando delle tipiche sonorità bustocche con lo stesso fascino con cui parlerebbe di una persona amata.
«Da Busto sono passati un po’ tutti» aggiunge: «Longobardi e francesi, spagnoli e liguri. Ognuno di loro ha lasciato il suo segno sulla nostra lingua locale, che però ha mantenuto certi tratti distintivi».
Proprio per queste ragioni Grilli ha sempre preferito, rispetto all’italiano standard, l’impiego letterario del dialetto di Busto Arsizio, perché «mi sembrava che se non lasciavo qualche traccia di questa nostra parlata, che è molto singolare, allora sarebbe andata a finire nel nulla». In riferimento alle 99 candeline spente oggi, inoltre, Ginetto ci aveva anticipato: «Visto che tra un anno busserò alla porta del secolo, mi sento in dovere di lasciare qui, in eredità, tutto quello che ho visto e imparato. È un mio dovere, non posso mica portarmi dietro questo bagaglio e amen! Anche perché di tutto quello che sappiamo io e altri miei coetanei, se lasciamo passare una generazione va a finire tutto nel dimenticatoio», tanto più che oggi sembriamo avere sempre meno tempo per pensare al passato: «I giovani di adesso hanno tante distrazioni e neanche un momento per fermarsi», osserva Ginetto.
In vista del secolo
Nessuna indiscrezione su nuovi progetti del cantore di Busto, che pur col sorriso era stato categorico: «Mi preparo a tirare i remi in barca. Alla sera, quando dico le orazioni, ripeto le parole del vecchio Simeone: Dimittis servum tuum, Domine». Ma c’è un punto su cui il 99enne è ben determinato, ossia raggiungere l’età più “tonda” di tutte: «Sarebbe illogico, no? Che senso arrivare a questo punto e poi non a 100 anni!».
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