INCENERITORE
Accam: dopo gli arresti, il caos
L’incontro dei sindaci non risolve i mille nodi. Le elezioni rinviano tutto e nessuno vuole fare il presidente

Tre ore per dibattere, litigare, confrontarsi con le paure generate dai recenti arresti che hanno decapitato l’azienda e non partorire un bel nulla.
Se non un altro rinvio delle scelte, facendo piombare l’inceneritore Accam nel periodo più drammatico della storia.
«Sono preoccupatissimo, comunque ci proveremo a trovare una soluzione», sospira Emanuele Antonelli, sindaco di Busto, al termine di una assemblea dei soci che si trasforma in labirintica maratona. Sembra più ottimista Andrea Cassani, collega di Gallarate: «Stavolta non era possibile far di più, ma c’è la volontà di continuare a lavorare per scongiurare i pericoli».
I problemi arrivati al pettine sono mille dopo il ciclone che ha portato agli arresti della presidente Laura Bordonaro e del consigliere Alberto Bilardo: i tre reduci del cda che hanno rassegnato le dimissioni e continueranno in sofferta prorogatio fino alla stesura del bilancio, un ruolo di futuro presidente che nessuno pare voler occupare (anzi nessun sindaco, con l’aria che tira in fatto di nomine, ha avanzato un solo nome papabile), la mancanza di conformazione in house dell’azienda che si trascina da troppo tempo (al punto che, senza soluzioni, i Comuni dovranno mettere a gara i loro rifiuti per evitare la mannaia della Corte dei Conti), la persistenza di un drappello di città socie nel non conferire i loro scarti a Borsano (ed è stato motivo di uno scontro durissimo con protagonista lo stesso Antonelli, che a un certo punto ha minacciato di abbandonare la riunione) e poi - ultima ma non ultima - la scadenza elettorale che mette in gioco 12 amministrazioni delle 27 che sono azioniste di Accam.
D’altronde già è quasi impossibile mettere d’accordo 27 teste - dice laconico il primo cittadino fagnanese Federico Simonelli - quindi figuratevi se di mezzo c’è quasi metà assemblea che settimana prossima potrebbe non essere più in carica, anzi potrebbe avere colori politici e sensibilità sul tema diverse da adesso. Cosa pensavate che potessimo decidere stavolta?».
Oltretutto, a dar man forte a Busto e Gallarate, manca nell’occasione Legnano, dove le manette hanno azzerato la giunta. Così il nuovo commissario prefettizio ha spedito in assemblea un dirigente, dotato di zero margine di azione che non fosse prender nota degli sviluppi della vicenda.
Una delle tre ore di corrida serve così a trovare un escamotage per tenere in piedi la baracca in questi giorni difficili, organizzando assemblee che saranno convocate nei termini dei cinque giorni previsti ma che andranno deserte a ripetizione, fino a quella del 4 giugno in cui si spera di arrivare con qualche idea e qualche nome di coraggiosi che si prendano la presidenza. «Perché qui parlano tutti di super-tecnici - confida un sindaco - ma un professionista del settore, davanti a un macello del genere e con la prospettiva di un emolumento da mille euro al mese, ti fa una pernacchia».
Non solo: «Ci vuole tempra per guidare un’azienda in cui i soci non danno indirizzi, oppure li cambiano ciclicamente».
Fatto sta che la via d’uscita si proverà a cercarla fra un paio di settimane, raccogliendo le forze e le proposte possibili da mettere in campo. Per quella data dovrebbe arrivare anche la risposta all’istanza di deroga per continuare ad agire in house (cioè come società completamente pubblica) da parte del premier Giuseppe Conte. Mancasse quella, sarebbe la fine. La quale, comunque, non è così distante. Anche se l’impressione è che tutti i sindaci, da ieri, abbiano almeno preso consapevolezza che la corda è ormai troppo tesa e che un fallimento sarebbe il peggiore dei mali, consegnando l’inceneritore nelle mani di un commissario che tutto potrebbe fare, tranne che spegnerlo.
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