LA PROTESTA
«Basta puzze: non resistiamo più»
Ennesima ondata di cattivi odori al confine con Samarate

Intorno alle 10 di ieri, mercoledì 24 febbraio, già non si sentiva più niente, ma appena una mezz’ora prima, gli abitanti di quel fazzoletto di case stretto al confine con Samarate erano pronti a giurare che si sentiva: «Si sentiva eccome», confermava un passante con riferimento orario che non risaliva a più di una mezzora prima.
Gomme bruciate o simili
«Sì, erano circa le 9.30 e ancora si sentiva quell’odore, tipo di gomme bruciate o qualcosa di simile. È sempre lo stesso odore da anni», affermava un’anziana coppia uscita dalla propria villetta con giardino per prendere la macchina, parcheggiata lì davanti. Nei dintorni sono tutte casette simili, quelle che in fondo alla via Rossini si perdono nella brughiera che segna il confine comunale insieme a un paio di cartelli. Da un lato è Busto Arsizio, dall’altro inizia il territorio di Samarate, con la Cascina Tangit, in località Verghera. È anche questo confine, che non è neppure il solo, a complicare un caso che mette a dura prova il sistema nervoso e i limiti di sopportazione degli abitanti di una zona ben più ampia, che si fa genericamente circoscrivere al rione di Beata Giuliana, ma che coinvolge una generica parte settentrionale di Busto a seconda di dove tirano i venti.
Lacrimano gli occhi
«Lunedì, non si sentiva ma appena il giorno prima, che era domenica, intorno all’ora di cena, il puzzo era insopportabile. Martedì è stato poi un crescendo esponenziale a partire da circa le ore 7. Giusto per darci la sveglia. Da non riuscire a vederci, lo giuro. Almeno per quanto mi riguarda. Perché questo puzzo è talmente acre e simile a qualcosa di estremamente alcolico che fermenta che a me lacrimano gli occhi, come stessi sbucciando una cipolla. Anche a tenere le finestre chiuse, è lo stesso. Lascio immaginare cosa voglia dire tutto questo che si ripete da anni, senza avvisaglie e senza periodi precisi che almeno uno lo sappia», si sfoga una signora che di nome fa Maria ma che preferisce tenere riservato il resto all’anagrafe. È lei che, satura ed esausta, ha lanciato l’allarme. Non è però da martedì, né da domenica, né da qualche mese che quanto descritto capita a macchia di leopardo nella zona settentrionale di Busto: «Assolutamente no. Che protestiamo saranno dieci anni a memoria. Direi che le prime volte che si è sentita questa puzza era proprio il 2011 e da allora, ciclicamente gli odori ricompaiono, infestano l’aria e poi scompaiono. Abbiamo segnalato a tre comuni, a Busto, a Samarate e a Cassano Magnago, ma niente ci rispondono e siamo punto a capo. Non sappiamo neanche con certezza da dove vengano».
L’accusa dei Verdi
Un’idea in proposito se la sono fatta invece i Verdi, ossia il capogruppo Andrea Barcucci, che già da tempo punta il dito contro un centro di compostaggio al confine tra Gallarate e Cassano, niente affatto distante in linea d’aria dalle case che accusano l’odore in questi giorni: «Si tratta di un’attività privata che a ben vedere assolve ad un compito prezioso, quello di recuperare il verde tagliato e di riutilizzarlo in un’ottica di economia circolare. Quanto viene descritto dagli abitanti infatti coincide con gli odori emanati dall’effetto del batterio che serve al compostaggio. Solo che questi odori sono molesti e non possono essere dispersi con queste conseguenze. Ritengo che sia la provincia a dovere delle risposte agli abitanti cui tocca convivere ciclicamente con quelle puzze. Tanto più ora che si avvicina la bella stagione e c’è da credere che tali odori si avvertiranno più di frequente e certo anche più pesantemente».
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