VECCHIO OSPEDALE
Busto, centomila metri da reinventare subito
Le sorti del padiglione polichirurgico da decidere in fretta anche se ci sono ancora cinque anni prima del trasferimento

La sfida è già iniziata. È tempo di pensare a come riconvertire il sedime dell’attuale ospedale. Lo ha confermato, in commissione, l’assessore all’Urbanistica Giorgio Mariani: «Il nuovo ospedale va avanti con le proprie gambe, mentre su quello vecchio abbiamo un po’ di margine per capire cosa fare nei 100 mila metri quadri che si renderanno disponibili». È ancora abbastanza lontano il 2029, anno in cui - in base al cronoprogramma illustrato dai tecnici di Regione Lombardia – il nuovo polo sanitario d’eccellenza di Busto-Gallarate diverrà operativo sul territorio di Beata Giuliana. Ma è evidente come non si possa arrivare troppo a ridosso di quella data senza aver prima definito nei dettagli la nuova destinazione degli spazi che oggi ospitano il presidio sanitario.
RISCHIO ABBANDONO
È d’obbligo scongiurare il rischio che a Busto si ripeta ciò che è già successo a Legnano. Ma per centrare l’obiettivo - che tecnicamente dovrà essere raggiunto con la sottoscrizione di un accordo di programma ad hoc (ulteriore rispetto a quello per il nuovo ospedale, già siglato lo scorso 24 ottobre) - è bene cominciare a ragionare fin d’ora sulle possibili opzioni. Certo, qualche idea è già stata messa sul tavolo. In piazzale Solaro dovrebbero infatti restare gli uffici della direzione e in più dovrebbero trovare posto altri servizi al momento “disseminati” in altre zone della città. È chiaro però che non si possa pensare di adibire un’area così vasta solo ad uffici e a servizi per la cura delle cronicità. Uno dei più complessi nodi da sciogliere riguarda il gigantesco padiglione polichirurgico: l’imponente blocco da nove piani che sovrasta il pronto soccorso in via Arnaldo da Brescia. Trovare nuove funzioni per questa struttura sarà compito tutt’altro che agevole. Ma la sfida riguarda anche gli altri padiglioni. Un ruolo in questa partita dovrebbe giocarlo Arexpo, società privata a maggioranza pubblica che ha lavorato alla rigenerazione dell’area di Expo Milano 2015. Le competenze e l’esperienza di questo operatore (che vede come principali soci il ministero dell’Economia, il Comune di Milano e Regione Lombardia) saranno utili per ripensare l’area, ma Busto potrà e dovrà recitare la propria parte, immaginando delle soluzioni.
LA FERITA DA EVITARE
Riuscirci sarà doveroso, considerando che – in caso contrario – si aprirebbe una ferita immensa in una zona importante della città, tra i quartieri di San Giuseppe e Beata Giuliana. Non va poi dimenticato che proprio a San Giuseppe diverse attività lavorano proprio in funzione dell’ospedale (fioristi, pasticcerie, negozi di articoli sanitari e così via): un altro aspetto che, in sede decisionale, dovrà essere tenuto presente. Occorre dunque compiere scelte intelligenti e lungimiranti. E, come ha evidenziato l’assessore Mariani, già nell’anno entrante verranno attivati i tavoli che porteranno a selezionare le idee più opportune.
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