IL BIMBO DI LIVERPOOL
Prete bustocco accanto a Alfie
Don Gabriele Brusco al centro del caso che sta commuovendo il mondo

Mamma Margherita, da Busto Arsizio, ieri mattina, 26 aprile, gli ha mandato un messaggio sul cellulare: «Ciao Gabriele, come stai? Sei stanco?». Lui, da Liverpool, l’ha rassicurata: «Un pochino sì, ma sto bene. Non posso mollare». E in effetti non può. Perché lui è don Gabriele Brusco, il prete della congregazione dei Legionari di Cristo che da giorni si trova in un ospedale inglese accanto ad Alfie, il piccolo al centro della storia che sta commuovendo e mobilitando il mondo, per evitare che le autorità britanniche spengano i macchinari che lo tengono in vita e non gli permettano di essere trasferito al Bambin Gesù di Roma, dove sono pronti a seguirlo. Insomma, oggi il bustese don Gabriele è la figura materialmente più vicina a Tom e Kate Evans nella loro battaglia. Al suo fianco, almeno col pensiero e il cuore, ci sono invece i familiari che nella Busto Arsizio che l’ha visto crescere se lo sono ritrovati a sorpresa su tutti i telegiornali internazionali. Lì ci è arrivato perché il vescovo di Carpi, che lo sapeva operante alla parrocchia di Nostra Signora di Lourdes, in un sobborgo di Londra, gli ha chiesto di raggiungere gli Evans e confortarli in queste ore drammatiche. «Conoscendolo - dice la madre - so che non ha avuto la minima esitazione a mettersi a disposizione. D’altronde ha sempre avuto massima propensione nel difendere i più deboli, cioè i bambini, in ogni modo che gli sia possibile». Inoltre la dura sfida in corso con le autorità britanniche gli ha dato una forza che stupisce anche chi lo conosce bene: «È sempre così riservato e parco di parole, ma ora non si risparmia perché di mezzo c’è una vita da proteggere».
È stata una vocazione lunga ma consapevole quella maturata da don Gabriele, classe 1972, oggi 46enne sacerdote che ha passato i primi anni di vita a Lonate Pozzolo. Nel 1980 mamma Margherita e papà Antonio (con la sorellina Rosanna) si sono spostati a Busto, dalle parti di via Quintino Sella, quindi nella parrocchia di Beata Giuliana in cui ha celebrato la prima messa nel 2006.
Ma il Gabriele Brusco giovane aveva altri obiettivi da concretizzare. Una passione sfrenata per il ciclismo, quindi il diploma conseguito all’Ite Tosi e la carriera universitaria alla Bocconi di Milano, dove si è laureato in Economia e Commercio. Proprio in quel momento scelse di rinunciare a un futuro da manager per dedicarsi al prossimo, entrando appunto fra i Legionari di Cristo. Prima con il noviziato a Gozzano, quindi con un periodo di lavoro con i giovani del Regnum Christi a Monterrey, in Messico. L’ordinazione è avvenuta a Roma dodici anni fa e subito don Brusco è partito come missionario per il Brasile, a Cortiba, restandovi per tanto tempo. «Sentiva che era la sua strada - dicono i genitori - ed ha imparato cosa succede nel mondo e quanto bisogno di bene ci sia». Ma il prete giramondo torna spesso a casa, «anche perché adora i suoi quattro nipotini e vuol essere uno zio presente».
Ora il suo percorso lo ha proiettato quasi per caso in questa vicenda straziante, che sta prosciugando le sue forze assieme a quelle dei genitori del bimbo. Il prete bustocco si è ritrovato non solo a compiere assistenza spirituale, ma a rilasciare interviste, a trattare con chi ha un ruolo decisionale in questa storia. È l’emissario del Vaticano per provare a riaprire uno spiraglio che permetta di trasferire Alfie in Italia. E salvarlo.
© Riproduzione Riservata