SACCONAGO
Ieri i carri, oggi la giungla
Situazione compromessa in piazza Leone XIII: le lamentele e i timori per lo spaccio di chi risiede nelle vicinanze

Un tempo è stato un cotonificio. Una volta dismesso, è diventato il deposito dei carri di carnevale. Ora è una struttura decadente che affonda nell’abbandono totale. Siamo in Piazza Leone XIII, a Sacconago, quartiere che spesso si sente trascurato, se non dimenticato. E certo il colpo d’occhio, in questa porzione del rione, autorizza più di qualche lamentela.
La vegetazione, infatti, si sviluppa completamente incontrollata non solo all’interno dello stabile – ormai ridotto a topaia, col sospetto che la presenza degli abusivi continui - ma anche sui marciapiedi, quasi impraticabili sia su via don Parravicini, sia su via Bellotti. Tanto che i pedoni sono sistematicamente costretti a camminare sulla carreggiata (e non è che le auto vadano piano).
Ma l’incuria sta prendendo il sopravvento anche sull’immobile più prestigioso di piazza Leone XIII, ovvero la gloriosa Villa Gagliardi. L’edificio, attualmente chiuso, è oggetto proprio in questi giorni di alcuni interventi di pulizia e sanificazione anti-Covid, necessari per consentire la riapertura. Che comunque non pare imminente.
Nel frattempo il parco che circonda la villa è anch’esso vittima dell’incuria: l’erba cresce ogni giorno più alta e disordinata, e gli stessi scalini che portano all’ingresso stanno per essere invasi dalla vegetazione. Ma è guardando di fianco a Villa Gagliardi che si spalanca lo scenario più sconfortante. Un’autentica giungla si distende sopra l’ex deposito dei carri, allungandosi fino al marciapiede ormai del tutto ricoperto di erbacce. Se non altro, quell’alto e indistricabile groviglio di arbusti rende problematico – se non impossibile - l’ingresso nel vecchio stabile a disperati e drogati, che pure in questi anni hanno utilizzato l’ex cotonificio come riparo di fortuna o come punto di ritrovo per spacciare o consumare droga. Fino a pochi mesi fa, entrare in quella maleodorante stamberga era fin troppo facile: in barba al cartello “Divieto d’ingresso” era sufficiente scostare con la mano una rete di recinzione per addentrarsi nella fatiscente struttura, all’interno della quale si trovavano (e chissà che non siano ancora lì) carcasse di televisori, motorini, caschi, mobili e le immancabili siringhe. E dire che a pochi metri di distanza sorge un condominio abitato da decine di famiglie. Ma al momento non esistono progetti per riqualificare questo spazio. Per fortuna, almeno i carri allegorici della Famiglia Sinaghina hanno trovato nel frattempo un altro, più dignitoso ricovero.
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