ARRESTO E INTERROGATORIO
Il rapinatore dei giovani non parla
Il ventiseienne in silenzio davanti al giudice

È stato interrogato ieri mattina, lunedì 29 marzo, Maycol Di Dio, il ventiseienne bustese arrestato venerdì 26 marzo a Verbania.
L’uomo ha preferito tacere davanti al giudice Stefano Colombo e dunque per ora resterà in cella. Risponde di molteplici rapine di cellulari, strappati con la forza e con le minacce a giovani - ragazzi e ragazze - che avvicinava con banali scuse, come «Hai da accendere?». Gli episodi elencati nell’ordinanza di custodia del gip Colombo si concentrano tra settembre e l’inizio di marzo. Tra questi c’è anche un furto commesso all’Esserre insieme alla neodiciottenne di stimata e nota famiglia che il 6 marzo è stata processata in direttissima per resistenza a pubblico ufficiale. Stando alla ricostruzione dei carabinieri, i due - insieme a un’amica ancora minorenne - nel pomeriggio del 5 marzo sarebbero entrati nel negozio di abbigliamento sportivo e avrebbero cercato di rubare una tuta di Armani da 200 euro. Maycol l’avrebbe presa dagli scaffali e poi passata alla diciottenne, la quale se la sarebbe nascosta addosso. La diciassettenne avrebbe dovuto fare da palo, ma fallì la missione visto che il titolare dell’attività li beccò in pieno. Vennero così allertati i carabinieri ma nel frattempo i tre presero strade diverse. Di Dio si infilò al vicino Penny Market, si impossessò di alcune scatolette di tonno e di un borsone della Nike da oltre 100 euro, picchiò la guardia giurata che aveva cercato di bloccarlo (video allegato) e poi scappò. L’amica maggiorenne venne fermata dalla pattuglia poco lontano dal supermercato: i militari la avvicinarono per l’identificazione e lei perse completamente il controllo. Insulti, bestemmie, calci, sputi in faccia. Inevitabili le manette. Maycol ci è finito nel weekend ed è probabile, se non addirittura auspicabile per il suo bene, che resti dentro un po’, il tempo di disintossicarsi.
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