LA LETTERA
«In cella ci sono insetti alieni»
Lo sfogo di un detenuto: acqua fredda e sovraffollamento. E pasti scadenti

La campagna vaccinale dietro le sbarre va a singhiozzo. Dal 20 aprile - giorno in cui ottantadue detenuti hanno ricevuto lo Pfizer - la copertura anticovid ha subito una battuta di arresto.
Ma questo è solo uno dei tanti mali. In via per Cassano le condizioni generali sono sempre tendenti al disagio. E al degrado.
Lo scrive alla Prealpina uno degli ospiti, un italiano rinchiuso per truffe che sente la necessità di esternare l’esperienza che sta vivendo, non solo a suo uso e consumo ma anche per dare voce a chi non ha i mezzi per descrivere l’ambiente.
Parassiti
L’igiene in un penitenziario lascia a desiderare. Salvo strutture di eccellenza, come la casa di reclusione di Bollate, l’usura e la carenza di manutenzioni incidono su pulizia e sicurezza. E dove c’è sporco parassiti grandi e piccoli ci sguazzano. Michele, così si firma il detenuto, è allibito dalla presenza di insetti mai visti in natura né nelle classificazioni entomologiche.
«Sono strani, di specie non codificata». Forme di vita geneticamente modificate, insomma. E strisciano nelle celle salendo dai servizi igienici, dai tubi idraulici, corrono lungo i muri.
«Essendo un carcere - conviene Michele - non si può certo pretendere che sia un hotel oppure un bed and breakfast anche di infimo livello.
L’architettura e l’estetica sono gli ultimi dei problemi. Ma almeno il minimo di salubrità andrebbe garantito».
Doccia gelata
Michele prosegue: «Sono gli interni, le loro condizioni e le regole che governano il funzionamento del carcere che sono non soltanto astruse ma al limite della decenza e della sopportazione».
La toilette, per esempio.
«I bagni perdono continuamente, ci sono ristagni, macchie di umidità».
E ciò che risulta inaccettabile è la mancanza di acqua calda in alcune delle sezioni.
«I riscaldamenti funzionano in orari sconnessi con le temperature esterne, quasi a voler provocare e aumentare malattie respiratorie che, in epoca di covid, non sono certo salutari».
Tre metri per due
Sono circa 380 i reclusi di via per Cassano in questo momento. Dunque, bisogna fare i conti con il sovraffollamento: l’antitesi del tanto invocato distanziamento sociale («in una cella di tre metri per due vivono anche tre persone, spesso di diverse etnie»).
Razione K
I militari, quelli in trincea, mangiano di sicuro meglio. Almeno la razione K è completa e bilanciata. Michele definisce il vitto di via per Cassano «semplicemente immangiabile».
«Non voglio pensare allo spreco e ai costi, mi auguro non gonfiati, per ricevere le sovvenzioni garantite dall’Unione europea e dallo Stato italiano. Sta di fatto che una gran parte dei detenuti è costretta a servizi di comodo, servizio settimanale di spesa: a prezzi discutibili si è costretti ad acquistare il minimo indispensabile per garantirsi un pasto decente, seppure con gli strumenti di camping messi a disposizione a pagamento».
Michele fa anche un amaro riferimento all’inchiesta sulle agevolazioni che l’Area trattamentale avrebbe elargito ad alcuni reclusi con capacità di spesa maggiore di altri. A maggio s’inizierà il processo all’agente della polizia penitenziaria Dino Lo Presti (difeso dall’avvocato Francesca Cramis) e ai suoi presunti complici: «Chi è senza peccato - chiosa il detenuto - scagli la prima pietra».
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