EMORRAGIA
Medici in fuga, ormai è allarme
Reparti ed emergenza in affanno, chi arriva poi getta la spugna

Un ospedale con sempre meno medici: è fuga di camici bianchi (non solo da Busto). L’allarme si va diffondendo e ci sono dati che danno ragione a chi teme per la possibilità di fornire ai pazienti cure adeguate.
In Medicina II, ad esempio, un anno e mezzo fa c’erano nove medici più il primario, poi sono rimasti in 4 più il dirigente. Idem per il Pronto Soccorso: aveva 11 camici bianchi effettivi e adesso ne ha 3 più il capo dipartimento Emilio Lualdi, che si avvia a imboccare la strada della pensione.
Chi lavora nella struttura che fa capo all’Asst Valle Olona non rilascia volentieri dichiarazioni. Ma è evidente che il clima non sia dei migliori.
Chi come Gianluca Castiglioni ha scelto di andarsene, e ora vive momenti più sereni lavorando in una casa di cura a Brebbia, è più libero di esprimersi, anche in virtù del ruolo di consigliere comunale di Busto al centro.
«In Medicina II sono arrivati a inizio anno tre medici appena specializzati in medicina interna: dopo pochi mesi hanno gettato la spugna, non è semplice lavorare con certi turni - racconta Castiglioni - Il direttore generale Eugenio Porfido dice che si tratta di normale turn over, ma la situazione è pesante, lo dicevo da tempo. E non è con i benefit che si risolve».
Castiglioni fa riferimento alle proposte del gruppo Idee in comune: nido gratis, sconti sulle bollette, abbonamento omaggio al Teatro Sociale. Il tutto per attirare giovani medici a Busto Arsizio. «Il problema non si risolve con delle agevolazioni, la gente chiede di lavorare in un ambiente sereno - dice Castiglioni - Finendo a fare molti turni in pronto soccorso, dovendo lasciare Medicine e Pneumologia, i colleghi finiscono per svolgere compiti che non sono quelli per cui sono stati assunti: se di notte sei di turno in emergenza, devi sopperire alla mancanza di un ortopedico. Lo specialista è reperibile, ma si devono fornire le prime cure e non si può sbagliare. Ora si stanno battendo per ottenere un radiologo la notte, perché non c’è ma è una figura importante».
Il tema benefit ritorna: «Non è il biglietto del teatro che aiuta quando lavori 12 ore e di uscire la sera non hai tempo. Mi dispiace che le idee partano da medici, che però non conoscono il pronto soccorso e i problemi reali di chi ci lavora». Castiglioni evidenzia anche che «togliendo risorse ad altri reparti, tutti si trovano in difficoltà: la carenza di medici è un serio problema, l’ho provato sulla mia pelle. Vediamo cosa emergerà mercoledì in commissione sanità. In pronto soccorso si svolge un lavoro da trincea, si sta con la baionetta sulla testa. Si sono fatti concorsi, ma il quadro non è cambiato. Altre Regioni si comportano diversamente, hanno assunto specializzandi, medici militari, pensionati con la voglia di darsi da fare, qui non vogliono farlo: le istanze vanno portate ad alti livelli, all’assessorato regionale e al governo. Mettiamoci dalla parte di chi fatica sempre di più e anche di chi ha diritto di essere curato in modo puntuale e adeguato».
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