IL CASO
Negozio per Fido multato. Lav furiosa
Appello a prefetto e sindaco: «Violato il diritto a sfamare gli animali»

Non è detto che le norme anti Covid-19 debbano essere chiare e comprensibili a tutti. Forse non lo erano alla pattuglia della polizia locale che qualche giorno fa ha sanzionato un negozio dedicato alle necessità primarie degli animali domestici.
Durante un controllo all’indomani dell’entrata in vigore del nuovo Decreto del presidente del consiglio dei ministri, gli agenti hanno infatti multato il Prix per «vendita di articoli non consentiti», si legge nel verbale «quali alimenti per animali domestici, lampadine, casalinghi, materiale per illuminazioni».
L’associazione Lav - subito informata del provvedimento - lunedì 9 novembre ha inviato un comunicato a tutte le testate giornalistiche, tanto che il caso bustese è diventato nazionale.
«Non era successo nemmeno nel lockdown nazionale della scorsa primavera - scrivono gli animalisti -. I generi alimentari per animali sono infatti da sempre considerati dalla Presidenza del consiglio dei ministri come di prima necessità, ovunque, anche nei supermercati. Chiediamo quindi al sindaco Emanuele Antonelli e al Prefetto di Varese, Dario Caputo, di intervenire».
E provano a dare una spiegazione razionale a una sanzione che ha sbalordito tutti.
«Le ragioni della multa sarebbero state rintracciate nella vendita di prodotti che - sebbene tutti di prima necessità ai sensi del nuovo Dpcm - secondo la polizia locale di Busto Arsizio, non si sarebbero dovuti trovare in libera vendita in quell’esercizio: nel dettaglio, “materiale per l’illuminazione, casalinghi e alimenti per animali”. Alla luce di quanto disposto nel nuovo Dpcm, infatti - continua la Lav - sono da intendersi sospese “le attività commerciali al dettaglio, fatta eccezione per le attività di vendita di beni alimentari e di prima necessità individuate nell’allegato 23, sia negli esercizi di vicinato, sia nelle medie e grandi strutture di vendita, anche ricompresi nei centri commerciali”, consentendo pertanto anche a strutture come centri commerciali, notoriamente ospitanti attività di maggiori dimensioni di non sospendere le vendite».
La multa sarebbe in fondo il frutto di un paradosso insito nello stesso decreto ministeriale che «da un lato riserva la vendita di questi prodotti a esercizi specializzati e dall’altro la vieta nei negozi che non abbiano questa specializzazione e che spesso sono attività di vicinato, più facilmente accessibili ai cittadini, con un numero inferiori di ingressi e quindi meno rischi di contagio».
Tra i controsensi di cui - a parere della Lav - pullula il nuovo Dpcm «spesso accompagnati dalle sviste di chi lo interpreta», spicca «il fatto che il commercio al dettaglio di beni per gli animali sarebbe consentito solo in esercizi specializzati al di là delle dimensioni».
Possibile che un provvedimento ministeriale possa ordinare la privazione del cibo agli animali?
Non tutti i proprietari hanno il tempo di cucinare pappe gourmet per cani, gatti, conigli, tartarughe, pappagalli, pesci e via via fino a riempire l’arca di Noè. I negozi specializzati servono proprio per questo scopo.
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