IL CASO
Acque agitate alla Manara
Con la crisi di Sport Management si cerca il piano B per evitare un‘a possibile’eventuale chiusura. Ma per ora non c’è

La piscina Manara va avanti, ma appesa a un filo. Per ora, operativamente, nulla cambia, ma il caso Sport Management sta assumendo contorni e dimensioni che ogni giorno si fanno più spinosi. Il gestore dell’impianto dedicato a Marco Sartori è in grossa crisi, per colpa del Coronavirus, e se le richieste di conciliazione avviate davanti al Tribunale di Verona non daranno soddisfazione all’operatore - concedendo gli sconti contenuti nella richiesta di concordato preventivo - si aprirebbe la strada del fallimento. E anche Busto ne farebbe le spese.
Il complicato (o impossibile) piano B
Per adesso in Comune sorvegliano la situazione e cercano di tenere tranquilli dirigenti delle società sportive, atleti e semplici abbonati che si sono allarmati alla notizia che il colosso nazionale degli impianti natatori stia vacillando.
Si parla - ma numeri precisi non ce ne sono - di diversi milioni di euro di “buco” causati dal lockdown. Una realtà non difficile da immaginare in un settore che ha pagato pesantemente le restrizioni e che da sempre fa i conti con costi di gestione importanti. Spese fisse - soprattutto di energia e di personale - talmente elevate che, nel caso di uno stop alle attività, sarebbe arduo ipotizzare un piano alternativo, non almeno in tempi brevissimi.
In questi giorni l’assessore allo sport Laura Rogora sta sondando la situazione e spera, come tutti, che la crisi non si acuisca all’improvviso. Ma è un problema generalizzato, in tutta Italia, e ci si deve affidare alle rassicurazioni di Sport Management sulla «volontà di onorare gli impegni».
Agesp preallertata. Ma è dura
Per esempio, se all’improvviso l’azienda si dovesse fermare e chiudesse ovunque le vasche, l’unica possibilità in via Manara sarebbe quella di attivare Agesp, che già in passato si occupava della struttura. Ma sarebbe impossibile pensare che un’operazione del genere sia orchestrabile in poco tempo. Gestire una piscina significa avere dipendenti, istruttori, strumenti specifici di cui la società partecipata si è privata da tempo. Il tutto al netto di spese fisse impressionanti.
Basti sapere che il contratto fra Comune e società veronese fonda su un affitto di 300mila euro annui più altri 100mila di manutenzioni. Se venissero a mancare quelle risorse, sarebbe un guaio enorme, al netto del fatto che la richiesta di concordato va comunque - per ora solo nelle intenzioni del privato - a pesare su somme si ipotizzava di avere già in cassa.
© Riproduzione Riservata