I DUBBI
Quartieri senza rappresentanti
Busto Arsizio senza consulte rionali: la paura che siano occupate dai partiti le ha sempre frenate

I dubbi sono tanti e i cittadini bustocchi si interrogano da tempo.
La questione delle consulte rionali tiene banco in provincia: Varese si sta attrezzando. Gallarate, invece, è ormai da tempo immemore dotata delle proprie consulte rionali.
Viceversa a Busto Arsizio non ci sono, né sembra che per ora qualcuno abbia intenzione di istituire questi parlamentini specifici per i differenti quartieri, trasferendo a loro il compito di intercettare le istanze e di porle al piano superiore dell’amministrazione comunale.
E la domanda da porsi è una sola: va considerata una lacuna, oppure sarebbe solo un orpello che rischierebbe di politicizzare anche i comitati oggi presenti solo a macchia di leopardo con impegni spontanei nelle varie zone?
LA SITUAZIONE BUSTOCCA
Di certo ad oggi Busto procede in questo settore con una gestione centralista, aperta però al confronto con comitati locali che si sono radunati nel tempo attorno a questioni particolari, per poi estendere il loro raggio d’azione sull’intero rione.
C’è l’esempio di Borsano, dove la vicenda Accam ha compattato negli anni i cittadini e adesso il portavoce Adriano Landoni spazia anche su viabilità, fognature, cimiteri e quant’altro riguardi il suo pezzo di città.
Oppure si pensi a Sant’Anna, dove da collettore ha fatto la questione del riscaldamento nel maxi-condominio e da lì si è spaziato sulle altre esigenze del villaggio.
Ma sono numerose altre le esperienze: vengono in mente il Redentore (con portavoce Lino Lunardi), i Santi Apostoli (lì agisce l’Associazione Noi trainata da Ambrogio Bienati), Madonna Regina (in cui Sergio Moriggi fa da referente del Forum delle Associazioni) o Sacconago (dove il progetto è più che altro dei commercianti).
Insomma, comitati spontanei che interloquiscono con la giunta e fanno da riferimento per l’intera area.
I LIMITI DEL SISTEMA ATTUALE
La formula, per ora, regge. La stessa giunta Antonelli ha messo come elemento basilare del proprio percorso gli incontri periodici nelle periferie, svolti per mesi e che saranno ripresi a breve.
Certo, però, questa modalità ha dei limiti: l’istituzione dei comitati non segue particolari prassi, agisce chi può, come può, nel tempo che ha a disposizione.
Incidono anche le caratteristiche caratteriali (ma questo vale in ogni ambito della vita...) e non è raro che, davanti alla proposta di un comitato, spunti qualcuno che non ne riconosce la rappresentatività perché vorrebbe fare il contrario.
Insomma, tanta buona volontà ma anche un sistema complicato da far attecchire, perché certo presenta istanze di buon senso ma che non sono una sintesi delle aspettative comuni di un rione.
LE STORTURE DEI PARLAMENTINI
Eppure per adesso in città non ci sono richieste pressanti per copiare le altre città.
Lo spiega Mario Cislaghi, portavoce di San Giuseppe, altra realtà in cui il gruppo locale ha ripreso a macinare idee dopo qualche anno di semi-letargo.
«La formula delle consulte non mi sembra ideale - dice - perché spesso diventa un’emanazione partitica nei quartieri. Se il comitato diventa una specie di piccolo Consiglio comunale, in cui la proposta di quello del Pd non passa perché non va bene a quello della Lega, o viceversa, siamo finiti».
Ben altra la sua intenzione: «Bisogna potenziare i comitati esistenti e farne dove non ci sono, consapevoli dei limiti ma anche della forza consegnata da un impegno che non ha mire politiche. Queste realtà devono consegnare richieste al Comune senza pregiudizi di colore politico, in modo che chi amministra non tema ingerenze e chi chiede non lo faccia con finalità di consenso. Ciò non toglie che nei comitati ci sia gente che fa politica, come nel mio caso, ma lo facciamo slegandoci da quelle che sono le appartenenze».
I TEST DEI PROSSIMI GIORNI
Così, per capire come possa funzionare un’interlocuzione senza consulte, si vuol verificare cosa accadrà in due momenti di incontro che dovranno svolgersi a breve.
Il primo riguarda il summit alla presenza di sindaco Emanuele Antonelli e prefetto Enrico Ricci, che riguarderà nello specifico l’organizzazione delle feste patronali, con tutte le loro complesse regole anti-terrorismo a cui adeguarsi.
«E quella - precisa Cislaghi - può essere una prova per far germogliare i comitati, visto che spesso quelli esistenti fermentano in ambito oratoriale e parrocchiale».
Seconda occasione sarà il prossimo 13 febbraio, nella riunione pubblica sul Piano urbano del Traffico.
Anche qui, chi ha intenzione di dire la propria sulla viabilità e vuole magari mettersi a disposizione di un gruppo che porti idee, potrà mettersi in gioco.
Anche senza istituzionalizzare delle consulte che, in città, non paiono trovare grandi estimatori.
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