IL CASO
Spinelli sotto le stelle
Gli storici giovedì sera in centro monopolizzati dai baby spacciatori

Era chiaro che i giovedì sera bustocchi, privati degli eventi e quindi della storica tradizione dei negozi aperti, non potessero più essere la stessa cosa.
Ma, con il coronavirus di mezzo, tutti se n’erano fatti una ragione. Tuttavia l’altra notte, davanti agli occhi di tutti, si è presentata una nuova realtà più spietata: invece dello shopping sotto le stelle, spazio agli spinelli sotto le stelle.
Di fatto mezzo centro storico, lungo l’ormai problematico asse che corre dai portici di piazza Garibaldi alla nuova piazza Vittorio Emanuele II, era occupato da orde di giovanissimi, molti dei quali intenti a fumare marijuana, altri ancora a pasticciare i muri del centro, nei casi migliori a bivaccare fino a tarda ora fra bottiglie di birra disposte ovunque.
I primi ad accorgersi della situazione sono coloro che hanno raggiunto la biblioteca per seguire uno degli incontri letterari organizzati per allietare anche l’estate con un po’ di cultura. Di fatto la struttura si è ritrovata circondata da decine di giovanissimi radunati in capannelli. L’odore di fumo era percepibile nell’aria. Qualcuno aveva già bevuto troppo e urlava.
Tant’è che, precauzionalmente, si è deciso di contattare la polizia locale e di posizionare una pattuglia davanti all’ingresso della sala letteraria, per evitare disturbi e anche per spostare quella presenza che, spinelli alla mano, stava per ammorbare anche l’aria della biblioteca con l’odore di canne.
Ma anche da tantissimi altri residenti e commercianti (pure l’assessore alla sicurezza Max Rogora è passato a visionare la situazione) sono arrivate telefonate preoccupate alle forze dell’ordine. Tant’è che, poco prima delle 23, l’intera piazza Vittorio Emanuele II era puntellata dai lampeggianti: dei vigili, appunto, ma anche di polizia e carabinieri, che hanno dirottato in quel punto tutti gli uomini disponibili per i controlli e poi sono andati avanti sino a tarda ora a girare e controllare.
Non un intervento invasivo, ma almeno il tentativo di far sentire la presenza delle divise in un salotto buono a cui, almeno per la metà, di buono è rimasto molto poco in questo inizio di estate.
D’altronde, a parte le modifiche dovute al Covid, quindi all’annullamento di quasi tutti gli eventi che da decenni puntellano le principali piazze bustocche, ormai è evidente che è in atto un mutamento delle frequentazioni che fa preoccupare e, come conferma lo stesso Rogora, «sta facendo scappare le famiglie dal cuore della città». Si è abbassata parecchio l’età media e, soprattutto, ormai Busto è diventata un punto di richiamo per centinaia di minorenni che arrivano anche dai paesi limitrofi e sanno che, in certi luoghi, potranno trovare facilmente stupefacenti. Ragazzini e ragazzine, sia italiani che stranieri, che formano compagnie popolatissime. E lì in mezzo c’è di tutto: ci sono i giovani più tranquilli, che affollano i tavolini di piazza Santa Maria e piazza San Giovanni (giovedì a mezzanotte c’erano almeno duecento persone nei due locali davanti alla basilica) e poi ci sono altri gruppi più turbolenti, che hanno i loro luoghi di ritrovo e si concentrano soprattutto nell’area di piazza Vittorio Emanuele. Il tutto segnando un trend di cambiamento che rischia di far colare a picco le aspettative di chi progetta una città e lavora per un centro storico che, a questo punto, rischia di andare in “fumo”.
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