ATTIVITÀ BLOCCATA
Chiuso allevamento di Siberiani
Mancava l’autorizzazione per quella particolare razza felina, il Comune mette i sigilli. I titolari preannunciano ricorsi

In quell’allevamento a Madonna Regina, pubblicizzato anche su internet, si evidenziava una peculiarità: la presenza di gatti siberiani.
E infatti, quando i responsabili del dipartimento veterinario e di sicurezza degli alimenti per animali di Ats Insubria hanno fatto un sopralluogo, ne hanno trovati sei. Ma non solo: nell’edificio c’erano anche 16 cani, sei dei quali cuccioli, di razza chihuahua, Akita Inu e Shiba Inu. Questi ultimi, però, sarebbero di sola compagnia.
Ora il settore urbanistico del Comune ha provveduto a ordinare la cessazione di quell’attività, non perché si siano registrate violazioni legate al mantenimento delle bestiole, ma semplicemente perché i gestori non avevano l’autorizzazione per svolgere quel mestiere, né l’avevano mai chiesta. È finita (almeno per ora, visto che i titolari già preannunciano ricorsi) abbastanza rapidamente l’avventura di Armonia Felina, una realtà che nel profilo Facebook puntava a pubblicizzare la disponibilità dei mici siberiani, particolari dal punto di vista estetico e valorizzati dal fatto di possedere un pelo tollerabile dagli allergici. Ma l’assenza dei documenti necessari per l’apertura dell’allevamento ha indotto Ats a intervenire in maniera decisa. La proprietaria si è ritrovata così fra le mani ben 15 sanzioni, e altre 9 sono state comminate al marito che l’aiuta a portare avanti l’attività. Nell’occasione, come recita l’ordinanza di chiusura, «venivano anche impartite indicazioni per una corretta gestione degli animali».
Ma i coniugi che hanno trasformato una parte della loro villetta in un allevamento amatoriale di gatti siberiani proprio non ci stanno a passare per quelli che agiscono illegalmente e speculano sugli animali. «Noi - spiegano - siamo già pronti a fare ricorso, perché le sanzioni che abbiamo ricevuto dipendono da un’anomalia legislativa che in questo territorio va in contrasto con le norme nazionali». Ne hanno già parlato con il presidente di Enfi, l’Ente nazionale Felinotecnica Italiana, «e ci ha spiegato che abbiamo ragione ma che in Lombardia ci sono regole astruse, anche perché in caso di irregolarità la stessa Enfi non ci avrebbe concesso il proprio marchio». Anzi, «questa vicenda sta facendo preoccupare il 90 per cento degli allevatori che come noi hanno messo in piedi una piccola realtà domestica e che rientrano nel novero di coloro che hanno meno di cinque gatte che possono fare cuccioli. Noi, ad esempio, ne abbiamo solo due e, oltre ai sei esemplari che hanno trovato nel sopralluogo e che sono di famiglia, avevamo avuto otto cuccioli, ceduti a chi li ha richiesti». Anche dire che Armonia Felina venda i gatti non è corretto, secondo i titolari: «Si tratta esclusivamente di un passaggio di proprietà con rimborso spese per gli alti costi avuti per allevare queste bestiole, che io e mia moglie cresciamo come figli, un po’ come i dodici cani che teniamo con noi». Insomma, tutto è pronto per dimostrare che nulla di illegale è stato commesso: «Sostenere che fosse necessaria la Scia in questo contesto è un errore e lo dimostreremo prossimamente».
© Riproduzione Riservata