IL VERDETTO
Busto Arsizio: stupra moglie e figliastra. Condannato
La pena: 10 anni e 2 mesi. L’uomo era stato arrestato a novembre del 2020 dopo un agguato alla vittima vicino a casa

Fino all’altro giorno era ancora solo l’ipotesi accusatoria, la condanna a dieci anni e due mesi pronunciata dal gup Stefano Colombo ha stabilito un punto fermo nella vicenda per cui il cingalese arrestato un anno fa è finito a processo. Almeno in primo grado.
L’episodio per cui finì dentro era solo l’apogeo di una lunga serie: a fine settembre del 2020 l’uomo tentò di molestare la figlia della convivente, oggi quindicenne. Per sottrarsi all’approccio sessuale del patrigno, la minore afferrò un coltellino e glielo conficcò a ripetizione nella schiena. Non fendenti penetranti e potenzialmente letali, ma ferite che comunque constatabili a occhio nudo, tanto che la procura aveva disposto un’ispezione personale sull’imputato.
Dopo quella vicenda, di cui venne ovviamente a conoscenza la compagna con ovvie reazioni, il cingalese si era dileguato e di lui non si era saputo più nulla. A fine ottobre si fece vivo con insistenza, il 9 novembre decise di irrompere senza indugi con prepotenza e brutalità, forse per vendicarsi della denuncia sporta dalla ragazzina, o forse per riaccasarsi dopo qualche mese di vagabondaggio improduttivo.
Dunque tese una specie di agguato alla ex attendendola vicino all’abitazione. Lei se lo trovò addosso senza neppure il tempo di liberarsene, venne trascinata nell’androne del palazzo e stuprata poi in cantina. L’uomo aveva studiato il piano pensando anche ai dettagli, tanto che si portò dietro una coperta che gettò a terra e su cui scaraventò la donna.
I carabinieri, su indicazione del pubblico ministero Flavia Salvatore, lo arrestarono e il gip Piera Bossi convalidò. L’avvocato Agnese Murdolo deciderà se ricorrere in appello.
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